Newsletter021222: IRAN “Il timer della Rivoluzione è partito”

IRAN L’ampiezza della composizione sociale e geografica delle proteste e il fatto che chi va in piazza abbia ben chiaro l’obiettivo – rovesciamento del regime e repubblica democratica e popolare – fanno dell’attuale mobilitazione qualcosa di assai diverso dai movimenti degli anni precedenti: “Quella in atto è una rivoluzione” dichiara a PuntoCritico Ghazal Afshar, attivista ed esponente dei Giovani Iraniani in Italia. CINA Alla Foxconn di Zhengzhou, già nota per l’ondata di suicidi operai del 2010, i lavoratori protestano non contro le rigide misure anticovid, ma perché l’azienda taiwanese, con la complicità delle autorità, le elude, a discapito della loro salute, pur di garantire ad Apple gli stock di iPhone 14 sufficienti a soddisfare il picco di acquisti natalizio.

Newsletter221122: IRAN La solidarietà pelosa dell’imperialismo italiano

INTERNAZIONALISMO OGGI E IERI Internazionalismo è una parola che oggi sembra destinata a essere travolta o dalla retorica del sovranismo più becero o dal nazionalismo delle élites “per bene”. Essere internazionalisti vuol dire analizzare i conflitti suddividendo l’umanità non in base al passaporto ma alla condizione sociale, perché da sempre le vittime di quei conflitti, da una parte e dall’altra della barricata, sono soprattutto le classi sociali che tradizionalmente vengono immolate in nome di nobili ideali sull’altare di interessi che di nobile non hanno nulla. Oggi di fronte alla rivolta popolare in Iran l’imperialismo italiano dietro la bandiera della libertà per le donne iraniane coltiva i propri interessi. E il miglior contributo che possiamo dare alla coraggiosa lotta dei lavoratori, degli studenti e delle donne iraniane è denunciare i piani di chi pensa di sfruttare il loro sacrificio a proprio uso e consumo. Nella seconda parte della newsletter Piero Acquilino rievoca un caso di internazionalismo tratto dal passato: “Arbeiter und Soldat”, il bollettino pubblicato clandestinamente da  lavoratori francesi e soldati tedeschi durante l’occupazione nazista della Francia.

Newsletter071022: IRAN “Le proteste scuotono un regime in crisi”

INTERNAZIONALE Le manifestazioni che attraversano l’Iran dopo l’uccisione di Mahsa Amini sono segnate dalla brutalità delle forze di sicurezza iraniane, ma allo stesso tempo da un inedito livello di tenacia e organizzazione da parte dei manifestanti. E avvengono in un contesto internazionale che non può non influire sull’atteggiamento americano ed europeo. Nel parliamo con Alì Ghaderi (Fedayn del Popolo Iraniano). STORIA Dopo la pubblicazione di un estratto delle interviste di Angelo Tasca ad alcuni dei principali testimoni politici della Marcia su Roma ripubblichiamo, con lo stesso interno di chiarificazione di un periodo storico complesso, un articolo di qualche anno fa, che ricostruisce il clima politico, sociale e culturale postbellico in cui si svilupparono fenomeni, che oggi qualcuno ricomprenderebbe nell’ampia categoria del “populismo”, come futurismo, fasci, arditi e legionari.

Newsletter230721: IRAN I lavoratori al centro delle proteste

LOTTE All’indomani delle elezioni che hanno portato alla vittoria del candidato ultraconservatore in Iran la lotta dei lavoratori del settore petrolifero diventa il catalizzatore della protesta sociale, insieme alla “rivolta degli assetati” di questi ultimi giorni. Decenni di politiche neoliberali attuate dal regime hanno arricchito l’élite di governo e impoverito la popolazione, che oggi scende in piazza unendo rivendicazioni economiche e la contestazione tutta politica della Repubblica Islamica. SEGNALAZIONI L’INAIL comunica alla politica che l’86% delle aziende ispezionate l’anno scorso è risultata irregolare (42.000 lavoratori) e anche su questo non solo il ministro del lavoro, ma l’intera politica tacciono.

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Newsletter130320: Da Taiwan all’Iran, lezioni del virus

POLITICA&VIRUS Oggi ci occupiamo dell’epidemia di COVID-19 da un punto di vista inedito. Perché, soprattutto quando ci troviamo dinanzi a fenomeni globali, per capire cosa succede a casa propria è utile guardare cosa succede fuori e come paesi diversi reagiscono alla stessa sollecitazione, in questo caso il virus. In questa newsletter ci concentriamo su due paesi molto diversi tra loro, Taiwan e l’Iran. La prima, che per la vicinanza con la Cina continentale si presumeva sarebbe stata uno dei paesi più colpiti, finora ha avuto una sola vittima e alcune decine di contagiati (una quindicina guariti). Lo deve a un piano di emergenza elaborato dopo l’epidemia di SARS nel 2003 e basato sulla ricerca dei potenziali contagiati tramite l’incrocio di big data e banche dati pubbliche e l’uso di nuove tecnologie geolocalizzazione e codici QR, senza chiudere i confini né istituire zone rosse. L’Iran al contrario ha seguito la strada intrapresa inizialmente dalla Cina continentale, quella di occultare la verità, salvo poi non essere in grado di emulare la terapia d’urto praticata da Pechino in un secondo tempo. Oggi l’epidemia sta diventando un catalizzatore delle esplosive contraddizioni interne al paese e allo stesso regime.

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Newsletter240120: India, modernizzazione bloccata

ECONOMIA Dietro i grandi numeri fatti registrare negli anni passati l’India si sta dimostrando incapace di marciare speditamente verso una modernizzazione della propria economia e della propria struttura sociale eccezionalmente contraddittoria. Il ritmo crescita dell’occupazione, in particolare nel settore avanzato della produzione, mette in dubbio l’idea diffusa che nei prossimi anni il paese sia in grado di sfidare la Cina. La sua collocazione fa sì che questa fragilità rivesta un significato rilevante anche sul piano geopolitico. GEOPOLITICA L’accelerazione dello scontro Iran-USA tra dicembre e gennaio è stata interpretata da alcuni come la possibile scintilla di una guerra. In realtà si è trattato del picco temporaneo di una guerra in atto da tempo e tornata rapidamente al suo abituale standard di conflitto a bassa intensità e per procura. Un conflitto asimmetrico in cui Tehran potrebbe colpire gli interessi USA anche fuori dal Medio oriente e persino sul suolo americano grazie a una rete di contatti e a un’infrastruttura logistica costruita negli anni.

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Newsletter140120: Iran, Iraq, HK, oltre la questione democratica

POLITICA Presentare le tante rivolte in corso nel mondo, a partire da quelle in atto in un Medio Oriente surriscaldato dallo scontro USA-Iran, come semplici ‘mobilitazioni per la democrazia’ è funzionale agli interessi di chi ci spiega che la soluzione è, appunto,  ‘esportare la democrazia’ in quei paesi conservandone le politiche economiche (neoliberali). Ma conviene anche a chi difende dittature e regimi autoritari, talora sedicenti socialisti, in nome della lotta al ‘turbocapitalismo americano’. E’ la geopolitica delle élite, quella per cui i protagonisti sono i potenti di turno e i loro apparati, mentre le classi sociali maggioritarie contano solo quando fanno ciò che a quei potenti torna comodo (vedi la pelosa solidarietà di Trump al popolo iraniano nei giorni scorsi). Di contro manca una geopolitica dei lavoratori, che cioè analizzi i grandi avvenimenti della politica internazionale con gli occhi di quelle classi sociali e sia capace di elaborare in merito un proprio punto di vista e una propria strategia. In assenza di ciò il ripiegamento anche della tradizionale base sociale della sinistra verso il ‘sovranismo’ è inevitabile. In questo numero proviamo ad analizzare l’intreccio tra lotta per la democrazia e questione sociale nelle mobilitazioni che attraversano l’Iran da due anni, in quella di Piazza Tahrir in Iraq e in un recente e inedito processo di sindacalizzazione in atto a Hong Kong.

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Newsletter070120: IRAN-USA ‘Scontro tra imperialismi’

MEDIO ORIENTE L’eliminazione del Qassem Soleimani da parte degli USA è solo una mossa elettorale di Donald Trump o il frutto di un calcolo strategico più ampio? E dobbiamo aspettarci ritorsioni tali da spingere il conflitto verso un’escalation o addirittura una guerra aperta? Ne parliamo con Alì Ghaderi, responsabile esteri dei Fedayn del Popolo Iraniano. CILE Mentre proseguono le manifestazioni e la repressione da parte delle forze governative quali scenari si aprono per la crisi cilena? Elena Rusca, giornalista italiana che in questi giorni si trova a Santiago, ne individua uno. CINEMA ‘Sorry we missed you’, l’ultimo film di Ken Loach punta l’obiettivo su uno dei settori strategici dell’economia mondiale, la logistica, posando uno sguardo senza speranza sulle condizioni di chi ci lavora.

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Newsletter230719: UE Burocrazia dai piedi d’argilla

EUROPA Le cronache da Bruxelles, con l’elezione di misura della nuova presidentessa della Commissione Europea e l’avvio della trattiva sui 28 commissari (e da noi le immancabili polemiche nel Governo), è l’occasione per cercare di capire un po’ più nel dettaglio come funziona l’UE. Secondo una regola aurea il numero degli organismi e delle regole di un’organizzazione è inversamente proporzionale alla fiducia reciproca tra i suoi membri. Se applichiamo questa regola all’UE potremmo concluderne che i primi ‘euroscettici’ sono stati gli stessi artefici dei trattati europei. Ma è un paradosso che si inscrive perfettamente nella natura contraddittoria dell’Unione. GEOPOLITICA Lo scontro diplomatico e militare tra Gran Bretagna e Iran rivela le flagranti contraddizioni dello schieramento occidentale, in cui USA, Europa, Gran Bretagna e Spagna giocano ciascuna la propria partita, fino al paradosso che Londra, alla vigilia della Brexit, apre un caso diplomatico per difendere le sanzioni di Bruxelles alla Siria.

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Newsletter250619: ALGERIA ‘Aiutateci isolando i fondamentalisti’

Nella lunga intervista che abbiamo fatto a Marieme Helie Lucas, sociologa algerina e intellettuale femminista politicamente attiva già negli anni della lotta di liberazione nazionale, analizziamo il filo che congiunge l’ALGERIA di quel periodo e dei primi anni dell’indipendenza all’attuale situazione politica. Con lei affrontiamo anche il tema di un possibile ritorno del fondamentalismo islamico alla ribalta in quel paese, 30 anni dopo l’ascesa salafita culminata nel sanguinoso conflitto degli anni ’90. Marieme ammonisce la sinistra europea a scegliere bene i propri interlocutori nell’opposizione algerina. Un codismo acritico nei confronti di qualsiasi ‘mobilitazione di popolo’ infatti è speculare a quello adottato da chi invece si accoda ai conflitti di civiltà contro l’Islam. Nella seconda parte della newsletter di oggi lo SCONTRO USA-IRAN, uno scontro in cui emergono contraddizioni e divisioni all’interno della stessa borghesia americana, in parte desiderosa di concentrare le forze contro il vero pericolo – la potenza economica cinese – e in parte incapace di liberarsi dei vecchi coinvolgimenti in Medio Oriente.

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