Newsletter310522: Dl Concorrenza, ci mancava solo la “regionalizzazione” dell’energia

ECONOMIA Sarà per merito delle brillanti prove delle sanità regionali in questi due anni o forse perché la guerra in Ucraina ha evidenziato quanto sia strategico il settore energetico che il governo ha deciso di varare la “regionalizzazione delle centrali idroelettriche”. Ora Zaia potrà decidere di dare le centrali venete in concessione ai cinesi e soprattutto i governatori potranno farsi ciascuno la propria politica energetica. Mentre i tg si concentrano sugli stabilimenti balneari. È la razionalità del mercato, no? LAVORO Variante omicron, crisi energetica e congestione delle supply chain globali colpiscono la Cina; Pechino adotta misure sanitarie draconiane e la stampa occidentale ne denuncia gli effetti. Sensibilità umanitaria? No, in realtà vuole colpire la strategia “covid zero”, che danneggia le imprese europee e americane. Neanche una parola, invece, su milioni di lavoratori esposti al virus, a ritmi di lavoro inumani, a incidenti e morti sul lavoro e, non ultimo, alla cavillosa burocrazia cinese. In questa newsletter una panoramica sull’impatto della crisi nei diversi settori e un lungo approfondimento sui conducenti dei camion cinesi, fondamentali per caricare e scaricare i container da e per i mercati europei e americani.

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Newsletter220322: Omicron colpisce la Cina (e l’economia globale)

ECONOMIA&PANDEMIA Qualcuno osserva che la guerra in Ucraina è stata più efficace dei vaccini nel “debellare” il covid-19 o almeno nel farlo sparire dalle prime pagine dei giornali attirando l’attenzione su di sé. Ma la pandemia è destinata a tornare presto alla ribalta e con effetti non esclusivamente sanitari. La recente ondata di contagi in Cina sta già colpendo le catene di fornitura globali e facendo lievitare i costi, sommandosi agli effetti negativi della guerra stessa. Il Financial Times spiega che potrebbero registrarsi ritardi dalle tre alle cinque settimane nella consegna di merci via mare e che la nuova ondata di contagi potrebbe tagliare del 5% le entrate delle imprese tecnologiche cinesi. Persino il Global Times, tabloid legato al PCC, pur smentendo che la cosa possa avere effetti a lungo termine, ammette che la chiusura degli impianti che, ad esempio, riforniscono Huawei e Apple sta provocando danni non indifferenti. E nel botta e risposta tra media di Pechino e occidentali sulle prospettive di sviluppo cinesi si riflette uno scontro di interessi che in questi giorni pesa anche sui campi di battaglia ucraini e sui tavoli diplomatici.

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Newsletter200721: CUBA Bloqueo, covid e crisi, un mix esplosivo

INTERNAZIONALE Anche a Cuba la pandemia ha accelerato una crisi economica e sociale che deriva dall’intreccio di interventi esterni – il bloqueo l’anno prossimo compie 60 anni e Biden conferma la linea dura di Trump – e scelte del governo che accentuano le contraddizioni interne. Tra chi celebra la “rivolta democratica” e chi invece stigmatizza il “complotto americano” come sempre noi cerchiamo di interpretare quello che avviene nel mondo analizzando i fatti. SINDACATO Un dossier a cura della RSU di Sogei, gioiellino informatico del Ministero dell’Economia, ha accompagnato lo sciopero di venerdì spiegandone le ragioni: 16 mesi di smart working all’Azienda hanno fruttato 9 milioni di euro tra risparmi e recuperi di produttività, ma al sindacato viene negato un accordo per regolamentare un tipo di lavoro che aumenta in modo significativo la pressione sui dipendenti. È possibile risparmiare sul lavoro in questo modo, tanto più in un’azienda pubblica così strategica?

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Newsletter180521: L’escalation conviene a Likud e Hamas

POLITICA Analizzare l’ennesima cruenta escalation del conflitto israelo-palestinese esclusivamente come uno scontro tra due popoli significa riproporre un punto di vista angusto e che da oltre 70 anni non ha prodotto che il perpetuarsi del conflitto stesso. Allo scontro tra israeliani e palestinesi oggi come in passato si affiancano le contraddizioni interne ai due fronti, che hanno origine nella debolezza delle rispettive leadership. SCIENZA Uno dei temi sollevato ma mai approfondito nell’ultimo anno di pandemia è la possibile correlazione tra diffusione e letalità del covid-19 e inquinamento ambientale. Nonostante già dai primi mesi siano emerse le prime evidenze scientifiche, non sembra che nella proclamata era della transizione ecologica ci sia particolare interesse ad approfondire l’argomento e, soprattutto, a trarne delle conseguenze pratiche. SEGNALAZIONI A) Nel primo Consiglio della Difesa con la partecipazione di Mario Draghi Mattarella dà un’indicazione precisa: lo sviluppo del paese passa dalla Difesa (Formiche.net). B) Una riflessione sul libro del filosofo Byung-Chul Han sulla messa al bando del dolore nella nostra società suscita alcune osservazioni interessanti anche dal punto di vista politico (Gli Stati Generali).

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Newsletter200421: La Cina riduce il gap degli armamenti

INTERNAZIONALE Nella crescente tensione internazionale tra potenze globali un fattore cruciale è il livello di sviluppo dell’industria militare cinese. Le cronache hanno dato ampio spazio al caso di Walter Biot, l’ufficiale italiano colto in flagrante mentre passava materiale riservato a un agente russo, mentre ha ignorato la condanna di un agente estone accusato di essere al servizio dei cinesi, che fino al 2020 era vicepresidente di un istituto di ricerca sottomarina della NATO con sede a La Spezia. L’episodio mostra che la modernizzazione tecnologica è uno dei fulcri sui cui Pechino sta puntando per ottenere la parità militare, ma anche che gli effetti della crescente tensione internazionale non risparmiano il nostro paese. LAVORO&COVID Le ultime tabelle pubblicate da Eurostat sull’impatto del covid sull’Europa indicano che nel 2020 la massa salariale in Italia è diminuita del 7,5%, quattro volte la media europea.

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Newsletter230221: la strategia orientale batte il covid?

PANDEMIA Mentre i ritardi nella consegna dei vaccini e l’irrompere delle “varianti” cominciano a incrinare l’ipotesi evocata nei mesi scorsi di una lineare uscita dalla pandemia i dati sul contagio a livello mondiale ci forniscono materiale per una riflessione sulle diverse strategie antipandemiche adottate in diverse aree del mondo, ma forse anche qualcosa di più. Un lungo reportage pubblicato da Bloomberg Businessweek a dicembre a proposito della Corea del sud sembra suggerire un parallelismo tra la risposta sanitaria di alcuni paesi e le più generali tendenze del capitalismo globale. La parola chiave che ci suggerisce questo parallelo è: investimenti. Chi li ha fatti a suo tempo appare nettamente più efficace nella lotta contro il covid-19.

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Newsletter150121: Il big business taglia i fondi a Trump (e Biden)

POLITICA Mentre Trump affronta il secondo impeachment e viene bannato da Twitter (ma secondo i sondaggi sembra mantenere un appoggio consistente da parte di molti elettori repubblicani) come reagisce il mondo economico-finanziario ai fatti del 6 gennaio? Alcune corporation hanno annunciato che taglieranno i fondi agli eletti che hanno votato contro la certificazione della vittoria di Biden, ma altre, tra cui Facebook e Coca Cola, per il momento sospenderanno le donazioni anche ai Democratici. Che cosa significa? PANDEMIA Un recente rapporto INAIL analizza il contributo dei posti di lavoro alla diffusione del covid-19 e rivela ciò che informazione e politica continuano a ignorare: ci si ammala non solo andando a cena dai parenti o facendo la fila nei centri commerciali, ma anche lavorando.

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OIL, il covid-19 aggrava la crisi dei salari

Secondo l’ultimo rapporto dell’OIL la pandemia ha causato una riduzione o una crescita più lenta degli stipendi in due terzi dei paesi per i quali erano disponibili dati ufficiali. Una simulazione degli autori sui potenziali effetti di un rafforzamento dello strumento del salario minimo indica che l’Italia, tra i paesi UE che non ne dispongono, ne trarrebbe i maggiori benefici.

ELENA RUSCA, Ginevra, 2 dicembre 2020

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha presentato il nuovo “Global Wage Report 2020-2021”, il rapporto sull’andamento dei salari nel mondo. Questa edizione era sottotitolata “Wages and minimum wages in the time of Covid-19” (Salari e salari minimi nell’epoca del Covid-19). La tendenza generale fotografata dal Rapporto è quella di una stagnazione dei salari che il covid-19 ha semplicemente amplificato. Anche prima dello scoppio della pandemia, infatti, centinaia di milioni di lavoratori in tutto il mondo venivano pagati meno del salario minimo, pur con dinamiche contraddittorie. Mentre tra il 2008 e il 2019 in Cina i salari reali sono più che duplicati, nelle economie del G20 si registrano tendenze disomogenee. Le retribuzioni sono cresciute del 22% in Corea del sud e del 15% in Germania, mentre sono diminuite in Italia, in Giappone e nel Regno Unito.

FIGURA 1: salari medi reali nei paesi del G20 (2008-2019)

La pandemia ha aggravato la situazione e gli effetti più negativi della crisi si sono fatti sentire sulle retribuzioni delle donne e dei lavoratori con salari inferiori. Inoltre, analizzando i dati, è emerso che se nei due terzi dei paesi analizzati si è registrata una diminuzione o una crescita più lenta dei salari medi, anche l’aumento del dato registrato in un terzo dei paesi che hanno fornito i dati è dovuto all’effetto distorsivo della perdita del lavoro da parte di milioni di lavoratori sottopagati sul valore del salario medio. In periodi di crisi, infatti, fanno notare i ricercatori dell’OIL, il valore del salario medio può variare per diverse ragioni, tra cui il cosiddetto “effetto composizione” della forza-lavoro. In Brasile, Canada, Francia, Italia e Stati Uniti, ad esempio, tra il 2019 e la prima metà del 2020 i salari medi sono cresciuti in modo marcato contestualmente alla massiccia espulsione di lavoratori con retribuzioni più basse. Al contrario in Giappone, Corea del sud e Regno Unito si è registrata una pressione inversa.

FIGURA 2: comparazione tra crescita dei salari nominali e reali (2019-2020). La crescita dei salari nominali (cioè al lordo dell’inflazione) nel 2020 nei paesi del G20 è legata in larga misura all’effetto composizione. Questo spiega anche il fatto che mentre nel 2019 i salari reali sono aumentati circa la metà di quelli nominali, nel 2020 la differenza diminuisce: i salari più alti infatti recuperano meglio l’inflazione, che peraltro in parecchi settori ristagna o diminuisce a causa della pandemia. Fa eccezione la Corea del sud, colpita in modo relativamente leggero dalla pandemia – 11 decessi per milione di persone, contro gli ormai quasi mille dell’Italia – dove nel 2019 la crescita dei salari reali quasi eguagliava quella nominale, mentre quest’anno è restata al palo (non va comunque tralasciato l’impatto della pandemia sulle esportazioni).

Nei paesi in cui sono state adottate misure energiche per preservare l’occupazione gli effetti della crisi sono stati avvertiti principalmente nei termini di un taglio dei salari, piuttosto che di una massiccia perdita di posti di lavoro. Il World Wage Report 2020-2021 inoltre indica che la crisi non ha colpito tutti i lavoratori allo stesso modo. Le donne hanno sofferto più degli uomini. Le stime basate su un campione di 28 paesi europei mostrano che, senza i sussidi, nel secondo trimestre del 2020 la perdita salariale per le donne sarebbe stata dell’8,1% contro il 5,4% degli uomini. Alla base di tale discrepanza c’è il fatto che le lavoratrici hanno subito una riduzione del numero di ore lavorate del 6,9% contro il 4,7% dei lavoratori.

FIGURA 3: perdita % di salario per paese e per genere tra i trimestri I e II 2020

La crisi ha anche inferto un duro colpo ai lavoratori meno pagati. I meno qualificati hanno perso più ore di lavoro rispetto a quelli che svolgono mansioni manageriali o comunque di livello superiore. Utilizzando i dati di un gruppo di 28 paesi europei il rapporto spiega che senza i sussidi il 50% meno pagato dei lavoratori (cioè coloro che percepiscono meno del salario mediano)  avrebbe perso il 17,3% del salario, contro una perdita media del 6,5% per tutti i lavoratori. I sussidi hanno consentito di coprire il 40% di tale perdita e di ridurre l’ampiezza delle disuguaglianze, essendo stati destinati in particolare ai lavoratori a basso reddito.

Secondo Guy Ryder, Direttore Generale dell’OIL “La crescita della disuguaglianza dovuta alla crisi del Covid-19 potrebbe lasciare un devastante squilibrio tra povertà e instabilità sociale ed economica di enormi proporzioni. La nostra strategia di recupero deve essere incentrata sulle persone. Abbiamo bisogno di politiche salariali adeguate che tengano conto della sostenibilità dell’occupazione e delle imprese, che affrontino anche le disuguaglianze e la necessità di sostenere la domanda. Se vogliamo ricostruire pensando a un futuro migliore, dobbiamo anche porci domande scomode, ad esempio il motivo per cui così spesso occupazioni di grande valore sociale, come badanti e insegnanti, sono sinonimo di bassa retribuzione”.

Il Rapporto include anche un’analisi dei sistemi di salario minimo, un istituto che potrebbe rappresentare un fattore determinante per ottenere una ripresa sostenibile ed equa. Attualmente il 90% degli Stati membri dell’OIL ha una qualche forma di salario minimo, metà nella forma di un salario minimo nazionale fissato per legge e metà con salari minimi differenti nei diversi settori fissati dalla contrattazione collettiva. Tuttavia, anche prima dell’inizio della pandemia CoViD19, a livello globale, 327 milioni di persone (il 19% della forza-lavoro complessiva) guadagnavano una cifra pari o inferiore al salario minimo. Tra questi 266 milioni di persone – il 15% dei lavoratori stipendiati nel mondo – guadagnano meno del salario minimo o perché non sono coperti dal salario minimo o perché i loro datori non lo applicano. Si tratta, in particolare, di lavoratori agricoli e domestici. Le donne che ricevono il salario minimo o meno sono 152 milioni, il 47%, mentre rappresentano il 39% di chi guadagna più del salario minimo.

La prevalenza di donne, under 25 e lavoratori precari tra i percettori del salario minimo conferma che si tratta di un importante strumento di riduzione delle diseguaglianze. Secondo l’OIL la capacità del salario minimo di svolgere tale funzione si basa su tre fattori: l’efficacia, cioè il numero dei lavoratori coperti e a cui viene effettivamente pagato il salario minimo; l’adeguatezza, cioè il rapporto tra importo e costo della vita; infine la composizione della forza-lavoro, in particolare se i lavoratori pagati meno sono dipendenti o autonomi e se vivono o meno in famiglie anch’esse a basso reddito. Una simulazione effettuata dai ricercatori dell’OIL in base ai dati di 41 paesi indica che aumentando l’efficacia del salario minimo e incrementandone l’importo fino a due terzi del salario mediano (in Italia nel settore privato non agricolo il salario mediano lordo è 11,2 euro) potrebbe ridurre le diseguaglianze di una quota compresa tra il 3% e il 10%.

FIGURA 4: potenziale impatto di un salario minimo per tutti (blu) e a 2/3 del salario mediano (rosso) nei paesi europei che non hanno il salario  minimo per legge, misurato tramite (a) indice di Palma (rapporto tra il reddito del 10% più ricco e del 40% più povero) e (b) coefficiente di Gini (varia tra 0, uguaglianza perfetta della ricchezza, e 1, tutta la ricchezza posseduta da una sola persona). Si noti che l’Italia è il paese che avrebbe i maggiori benefici.

FIGURA 5: come sopra ma in questo caso si misura l’impatto su (a) la diminuzione della povertà relativa (cioè riparametrata sul reddito pro capite del paese) delle famiglie e (b) sulle famiglie che registrerebbero un aumento del reddito. In base alla simulazione dell’OIL l’Italia con l’introduzione di un salario minimo a queste condizioni potrebbe ridurre quasi del 15% la povertà relativa e tra il 20% e il 22% delle famiglie vedrebbero aumentare il proprio reddito.

I dati dell’OIL indicano che il salario minimo nei paesi sviluppati si colloca mediamente intorno al 55% del salario mediano (con una fascia di oscillazione tra il 50% e il 67%), nei paesi in via di sviluppo intorno al 67% (con una fascia di oscillazione tra il 16% del Bangladesh e il 147% dell’Honduras). Nel 2019 il salario minimo mediano a livello mondiale è stato pari a 496 dollari al mese (a parità di potere d’acquisto) e alcuni paesi hanno fissato il salario minimo al di sotto della soglia di povertà. Uno degli aspetti cruciali per garantire l’adeguatezza del salario minimo è che il suo importo venga aggiornato di frequente. In realtà però nel periodo 2010-2019 solo il 54% dei paesi lo ha fatto almeno ogni due anni. La pandemia, inoltre, ha alimentato una tendenza a posticipare l’aumento del salario minimo nei paesi che non lo aggiornano regolarmente.

“Un salario minimo adeguato salva il lavoratore da una paga bassa e riduce le disuguaglianze”, ha detto Rosalía Vázquez Álvarez, uno degli autori del rapporto. “Tuttavia, rendere efficaci le politiche del salario minimo richiede un insieme completo e inclusivo di misure. Significa ottenere una maggiore conformità, estendere la copertura a più lavoratori, stabilire un salario minimo a un livello adeguato e aggiornarlo, in modo che il lavoratore e la famiglia possano avere un tenore di vita migliore. Nei paesi in via di sviluppo ed emergenti, il miglioramento della conformità richiederà il passaggio dei lavoratori dal settore sommerso a quello regolare”.

Newsletter181220: Conflitti geopolitici e “privatizzazione” dell’OMS

PANDEMIA Nelle scorse settimane le inchieste giornalistiche di Report hanno portato alla luce uno scontro interno all’OMS imperniato sulle inefficienze nella gestione della pandemia in Italia e le relative responsabilità politiche. E’ solo uno spaccato dei molteplici conflitti di natura geopolitica ed economica che si intrecciano e attraversano l’organismo incaricato di coordinare la lotta contro il covid-19 a livello globale: la nostra ricostruzione con numeri, protagonisti, documenti. LAVORO Un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro analizza il divario salariale ai danni dei lavoratori migranti. L’Italia è il paese col quarto dato peggiore su 49 paesi dopo Cipro, Slovenia e Costa Rica.

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Newsletter061120: Miliardari più ricchi, il covid aiuta

SOCIETA’”Non ci sono i soldi” viene ripetuto ogniqualvolta si chiedono investimenti sulla sanità e sui trasporti, più ammortizzatori sociali, retribuzioni dignitose. Ma a giudicare da un rapporto dell’Unione delle Banche Svizzere e di PricewaterhouseCoopers i soldi, da qualche parte, ci sono. La ricchezza dei miliardari in due anni e mezzo è aumentata del 20%. E la pandemia viene salutata con una manna. LAVORO Ancora Svizzera: dopo Neuchâtel e Jura a ottobre anche a Ginevra un referendum ha approvato l’introduzione di un salario minimo di 23 franchi l’ora e lo stesso probabilmente farà Basilea. Il paese delle banche sta diventando “socialista”? Da Ginevra una corrispondenza di Elena Rusca. POLITICA Lunedì a Londra sono iniziate le udienze dell’inchiesta Spy Cops, 40 anni di infiltrazioni di Scotland Yard nei movimenti di opposizione sociale scoperte casualmente nel 2010 e attuate sotto governi di ogni colore. Mentre qui la ministra Lamorgese (non Salvini) promuove due condannati del G8. Due notizie, un’occasione per riflettere sulla natura delle nostre “democrazie”.

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