Newsletter060224: USA Il Texas si ribella e Biden… va dai giudici

POLITICA Negli USA si apre un profondo scontro istituzionale tra il governo federale e il governatore repubblicano del Texas Greg Abbott sul controllo del confine tra USA e Messico (e tra le rispettive guardie di confine). Un articolo su The Nation ricapitola la vicenda, con un approccio un po’ legalitario, che forse sottostima la componente elettorale nelle azioni dei repubblicani, ma dando un’immagine efficace dell’atteggiamento titubante di Biden, che invece di mettere in campo la propria autorità si affida ai tribunali. LOTTE E improvvisamente a Londra scoppia e si diffonde a macchia d’olio in tutto il Regno Unito uno dei più ampi e devastanti scioperi dei lavoratori del food delivery mai registrati nel mondo. Gli algoritmi delle piattaforme finiscono per offrire cifre esorbitanti pur di assicurare la consegna degli ordini, che però alla fine si bloccano. I rider denunciano l’erosione dei salari, mentre le tariffe per i clienti aumentano.

Newsletter260124: Argentina in sciopero, in Germania 6 giorni senza treni

LOTTE Le cifre dell’adesione allo sciopero generale di mercoledì in Argentina non sono chiare, ma una cosa è certa: la burocrazia sindacale della CGT peronista, sotto la pressione della rabbia popolare, è stata costretta a spingersi oltre le proprie intenzioni e, come racconta l’articolo di International Viewpoint che abbiamo tradotto, in alcuni quartieri di Buenos Aires si stanno riformando le assemblee popolari che guidarono la sollevazione del 2001. Per Milei, il cui partito ha meno di un sesto dei deputati e un nono dei senatori e che perciò deve fare affidamento sul sostegno di una parte dei suoi ex avversari, la situazione non è semplice. Sempre mercoledì in Germania il Gewerkschaft Deutscher Lokomotivführer, sindacato dei macchinisti, ha dato il via al più lungo sciopero delle ferrovie della storia tedesca, sei giorni (il record era cinque nel 2015) per chiedere aumenti salariali e riduzione dell’orario e della settimana lavorativa. I lavoratori, tranne in Italia, tornano protagonisti.

Newletter171123: Scene di lotta di classe a Beverly Hills

LOTTE Mentre in Italia Cgil e Uil riescono a far uscire Salvini vincitore dal braccio di ferro sullo sciopero generale, negli USA il sindacato degli attori Sag-Aftra sospende lo sciopero di 118 giorni e sigla una bozza d’intesa che dovrà essere ratificata dai lavoratori. C’è chi giudica blande le misure per regolare l’uso di intelligenza artificiale (che non impedisce agli studios di creare “copie digitali” degli attori) e rischioso legare i premi previsti per gli attori delle serie di successo ai dati forniti dalle piattaforme streaming. Ma gli aumenti retributivi sono sensibili e l’utilizzo dell’IA in ogni caso viene regolato contrattualmente. Intanto il segretario dell’Uaw Shawn Fainn rilascia una lunga intervista in cui fa un bilancio della vertenza contrattuale dell’auto, fornisce qualche anticipazione sui prossimi passi, non esclude un appoggio a Biden nel 2024.

Newsletter311023: USA Ford e Stellantis firmano, un primo bilancio

LOTTE Lo sciopero dei lavoratori dell’auto americani comincia a raccogliere i suoi primi frutti. Nei giorni scorsi prima Ford e poi Stellantis hanno raggiunto un accordo con l’United Auto Workers. In questa newsletter un primo bilancio che ci arriva dagli USA, scritto prima dell’accordo con Stellantis, in attesa di maggiori dettagli sui testi dei due accordi e delle assemblee dei lavoratori, che saranno chiamati a ratificarli nelle prossime settimane. In ogni caso la prima impressione, a caldo, è che l’azione del sindacato abbia strappato risultati abbastanza significativi. GUERRA&COMUNICAZIONE La guerra si combatte sempre più nello spazio della comunicazione virtuale. Un articolo sull’IDF, le forze armate israeliane, l’ “esercito più social del mondo”, ci aiuta a capire l’attualità.

Newsletter031023: USA Fattori oggettivi e soggettivi nella lotta dei lavoratori dell’auto

SINDACATO&LOTTE Lo sciopero dei lavoratori americani dell’auto per un verso riflette la pressione sociale degli iscritti sulla dialettica interna al sindacato e su una burocrazia sindacale che per sopravvivere e mantenere le sue prerogative non può isolarsi completamente dai lavoratori. Ma se andiamo a indagare chi sono i sostenitori della nuova leadership dell’UAW emerge anche un particolare interessante: il ruolo di un pugno di militanti provenienti dalla diaspora della sinistra marxista americana. Negli aggiornamenti di Labor Notes i nuovi stabilimenti interessati dalla mobilitazione, la strategia dello sciopero a tappe e i suoi precedenti storici, le parole pronunciate da Shawn Fain davanti a Biden: lo sciopero è “una guerra” in cui “il nemico non è un altro paese, ma l’avidità delle imprese americane”.

Newsletter260923: oligarchi sotto attacco, la guerra dei capitali nascosti

GUERRA&FINANZA A volte seguire i flussi di danaro e le loro peripezie lungo le filiere del risparmio e degli investimenti internazionali può essere un modo per tentare di decifrare gli arcani della geopolitica. È o, meglio, potrebbe essere il caso delle inchieste dell’Agenzia delle Entrate americana sui patrimoni degli oligarchi russi custoditi al riparo dalle sanzioni in alcuni fondi fiduciari americani (ma succede anche in Europa) e, soprattutto, dell’arresto di Igor Kolomoiski, l’oligarca che ha sostenuto l’ascesa del presidente ucraino Zelenski prima come attore e poi come politico. Avvenimenti arrivati nelle scorse settimane, proprio quando il fallimento della “controffensiva” di Kiev e il crescente fastidio degli alleati per le assillanti richieste dello stesso Zelenski sono sempre più evidenti. PUNTOCRITICO Una giornata al SA Newroz di Pisa dedicata al lavoro in Amazon: il nostro resoconto. LOTTE Diverse fonti affermano che lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood, iniziato a maggio, potrebbe essere vicino alla fine e ciò riaprirebbe la trattativa degli attori, che invece scioperano da luglio. Il tema dell’intelligenza artificiale resta il più controverso.

Newsletter190923: USA, la strategia sindacale per piegare le Big Three

LOTTE Allo scoccare della mezzanotte tra mercoledì e giovedì la prima tranche dei 150.000 lavoratori dell’auto negli USA è entrata in sciopero simultaneamente contro General Motors, Ford e Stellantis chiedendo aumenti salariali del 40%, riduzione dell’orario di lavoro, posti di lavoro stabili con salari e diritti uguali per tutti. Una cronaca delle prime ore di sciopero, la strategia sindacale dell’UAW e la solidarietà dei Teamsters, le controproposte delle imprese. SICUREZZA Altri sei morti sul lavoro in 24 ore rivelano l’ipocrisia di una politica che non lesina lacrime di coccodrillo, ma non muove un dito per mettere fine alla catena degli “incidenti”. La denuncia del Procuratore generale di Torino sulla mancanza di risorse a disposizione di chi si occupa di prevenzione e di inchieste suona come una condanna dello Stato pronunciata da un funzionario dello Stato stesso. CASA&LAVORO Salari al palo e canoni di affitto e tassi di interesse in crescita rendono ai lavoratori sempre più arduo trovare casa, anche a causa del business degli affitti brevi. Il ddl Santanché? Un palliativo. La denuncia del Sunia e del Sicet in una regione turistica come la Liguria conferma un quadro nazionale.

Newsletter310123: AMAZON “In Gran Bretagna pronti a nuovi scioperi”

SINDACATO Mercoledì i lavoratori del magazzino Amazon di Coventry, nell’Inghilterra centrale, hanno dato vita al primo sciopero dall’arrivo del colosso di Seattle nel Regno Unito, 25 anni fa. PuntoCritico ha chiesto a Stuart Richards (GMB) di fare un bilancio della mobilitazione e quali saranno le prossime mosse del sindacato. POLITICA&GUERRA La Neue Zürcher Zeitung, autorevole quotidiano svizzero, ha pubblicato un’analisi sul tema delle forniture di carri armati tedeschi all’Ucraina, in cui sottolinea il peso degli interessi economici (e non solo) dell’industria americana degli armamenti nel dibattito. Mentre gli analisti militari confermano che l’impatto dei Leopard 2 sugli esiti del conflitto potrebbe limitato se non irrilevante.

Newsletter240123: Sinistra e lotte sindacali, abbiamo un problema

SINISTRA&LOTTE Le mobilitazioni in atto in alcuni paesi importanti come Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia ci forniscono l’occasione di analizzare l’atteggiamento assunto dalla sinistra politica in quei paesi, incluse aree di pensiero e personaggi assurti a punto di riferimento internazionale per la sinistra italiana. Nell’ultima newsletter abbiamo accennato alle aspettative deluse negli anni della Corbyn-mania. In questo numero parliamo di Francia e Stati Uniti. La grande mobilitazione contro la riforma delle pensioni di Macron fa emergere con maggior evidenza contraddizioni e lotte intestine all’interno dell’Unione Popolare francese. Mentre il primo sciopero nazionale dei ferrovieri americani da trent’anni a questa parte è bloccato da un intervento dell’amministrazione Biden col decisivo appoggio di Bernie Sanders, Alexandria Ocasio Cortez e dei Democratic Socialists of America, contestati dai loro stessi elettori. Che sinistra è quella che quando i lavoratori scendono in piazza va in crisi? O, da un altro punto di vista: di quale sinistra hanno bisogno i lavoratori che lottano per difendere il proprio futuro?

Newsletter240622: INFLAZIONE Si ferma (per sciopero) anche la Gran Bretagna

SINDACATO La proposta di aumenti salariali assai al di sotto di un’inflazione ormai al 10% è una delle cause del “più grande sciopero degli ultimi 30 anni” in atto in questi giorni nei trasporti britannici e che potrebbe innescare analoghe mobilitazioni anche tra gli insegnanti e nella sanità. Boris Johnson si scaglia contro i lavoratori e il sindacato, mentre il leader laburista Keir Starmer chiede al suo partito di non solidarizzare con loro. Ma qualcuno, per fortuna, disobbedisce. LAVORO Un recente rapporto sui salari italiani dell’Osservatorio Job Pricing, un centro studi privato, mostra che, contrariamente alle tesi dei propagandisti liberali, su cuneo fiscale e produttività l’Italia si trova abbastanza in linea con le principali economie europee e che la contrattazione collettiva non riesce a garantire salari abbastanza elevati né a preservarne il potere d’acquisto. Un fenomeno certo aggravato dalla pandemia, ma che ha origini ben più lontane.

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