GEOPOLITICA Questa newsletter è integralmente dedicata alle tensioni tra Russia e Ucraina esplose domenica scorsa col sequestro di tre imbarcazioni militari ucraine da parte di unità dell’FSB e della marina russa nel Mar Nero. Una scelta dovuta in parte allo scarso risalto dato dalla stampa italiana a questo episodio, in parte alla rappresentazione artefatta e tutta in chiave esclusivamente geopolitica che viene data, ancora una volta, della situazione ucraina. Per la stampa internazionale lo scontro tra Kiev e Mosca si spiega esclusivamente come scontro tra gli apparati politici e militari dei due paesi sotto l’occhio attento delle altre potenze regionali e globali, USA in prima fila, mentre le popolazioni si muovono mosse in primo luogo da motivazioni legate alla questione nazionale. Andando a scavare, tuttavia, sotto la crosta dello scontro tra opposti nazionalismi emerge prepotente la questione sociale. A cozzare tra loro infatti sono due regimi che riflettono le contraddizioni sociali della transizione dall’economia pianificata al mercato e la consegna degli apparati produttivi della Russia e dell’Europa dell’est a un pugno di oligarchi e, talvolta, a grandi gruppi industriali multinazionali. E’ il caso delle miniere del Donbass e dell’acciaieria ArcelorMittal di Kryviy Rih, di cui ci occupiamo. Guerra e nazionalismo si riconfermano come una delle più tradizionali strategie per depotenziare e tenere sotto controllo il conflitto sociale, quando esso arriva a sfiorare i limiti di guardia. Ma la storia non è fatta solo di cancellerie, ambasciate e stati maggiori. Esistono anche le masse dei lavoratori e dei comuni cittadini, che, anche quando non riescono a far sentire la propria voce aldilà dei propri confini, spesso riescono a condizionare le scelte dei propri governanti.
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