Newsletter150322: Perché il movimento pacifista è attaccato dai giornalisti?

GUERRA&PROPAGANDA Le grandi corazzate dell’informazione nazionale attaccano chi solleva dubbi ed esita a indossare la mimetica, più di quanto faccia la politica, a conferma che gli opinion maker stanno colmando gli spazi lasciati dalla debole e inadeguata classe dirigente del capitalismo italiano, così come in altri frangenti della nostra storia hanno fatto i giudici. STORIA Un articolo sulle origini della Prima guerra mondiale prova a far luce sulla natura sistemica delle guerre, sbocco di contraddizioni oggettive latenti nelle nostre società e che travalicano le decisioni individuali. Riflessioni che oggi, nel pieno di una crisi internazionale, assumono un particolare valore. PUNTOCRITICO Giovedì a Genova oltre 100 persone hanno preso parte alla presentazione de “Il significato della Seconda guerra mondiale” di Ernest Mandel e la discussione dai conflitti di ieri si è allargata naturamente alla guerra di oggi.

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Newsletter110322: Chi arma gli ucraini non li aiuta, li usa

GUERRA Giornalisti d’assalto, intellettuali, conduttori e ospiti dei salotti tv: tutti pronti a perorare la causa della linea dura con Putin e dell’invio di armi a Kiev e a gettare su chi non indossa l’elmetto l’ombra del sospetto: colluso col nemico? Un intervento di Marco Veruggio denuncia: inviare armi agli ucraini non significa essere solidali, ma cercare di sfruttarne la resistenza per i propri fini. Da Genova un documento firmato da dirigenti politici, sindacali, dell’associazionismo ricollega l’impegno internazionalista contro la guerra a un episodio di 100 anni fa, l’assalto squadrista alla sede del quotidiano socialista “Il Lavoro”.  SINDACATO In Colombia anche essere iscritti al sindacato negli stabilimenti delle ditte d’appalto di Coca Cola significa essere in guerra, una guerra sociale. Lo denunciano a Elena Rusca i dirigenti di Sinailtrainal, da anni vittime di minacce, assassini, sequestri, spionaggio e persecuzioni.

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Newsletter080322: UCRAINA La sfida per l’economia globale si tinge di sangue

CAPITALISMO&GUERRA Aldilà dei suoi esecutori materiali la guerra rappresenta l’esplodere di tensioni latenti nella sfida per l’egemonia economica globale, che non sempre la diplomazia non riesce a contenere. Come ci spiega Elena Rusca, traendo spunto da una riunione dell’ONU sulla crisi ucraina, in un’economia in cui tutto è merce e persino le agenzie che si occupano di soccorrere le vittime dei conflitti armati agiscono come “imprese umanitarie”, le ragioni delle guerre sono in larga misura legate all’accaparramento di materie prime e mercati di sbocco per i propri prodotti. E come documenta l’ultima inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalism, The Ericsson List, può capitare che mentre le cancellerie occidentali demonizzano il proprio nemico del momento le loro aziende, al riparo dai riflettori, concludano affari con lui, persino se quel nemico si chiama ISIS.

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Newsletter010322: Le possibili conseguenze della guerra

GUERRA&ARMI UE e Italia invieranno armi all’Ucraina. Come spiega la nota di Piero Acquilino è uno dei tanti effetti di un periodo storico in cui, finita l’era deterrenza nucleare, il tema strategico centrale è diventato come fare la guerra senza che questa si trasformi in conflitto totale, in un mondo in cui le fitte trame di legami economici tra paesi sviluppati rendono sempre più difficile fare la guerra senza innescare una reazione a catena. Le armi sono anche lo strumento attraverso cui il complesso militar-industriale americano maneggia somme colossali di denaro pubblico, nel 2021 quasi 800 miliardi di dollari, quasi metà del PIL italiano, e ne ricavano profitti miliardari e potere. Il business delle armi, tuttavia, ingrassa anche l’industria bellica italiana, come ci racconta il secondo reportage di Elena Rusca dai campi minati del Sahara occidentale.

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Newsletter250222: Ucraina, il mondo del WTO finisce a Kiev

GUERRA Alcune nostre considerazioni iniziali sulla guerra in Ucraina: i protagonisti, chi ne esce bene e chi male, almeno per il momento, la prospettiva e le conseguenze più di lungo termine. Inoltre una lunga analisi, scritta prima dell’invasione, da un analista russo, sulle possibili ripercussioni dell’occupazione sugli assetti interni della Russia, un paese sospeso tra il ricordo della potenza passata e un’economia che non è in grado di offrire agli ucraini sostanziali miglioramenti delle proprie condizioni di vita.

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Newsletter030321: Declino USA e “ottimismo tecnologico”

POLITICA&STRATEGIA Oltre alla pandemia e a episodi come quello dell’assalto al Campidoglio c’è un altro terreno su cui è possibile cogliere i sintomi del declino americano, uno di quelli su cui in particolare gli USA hanno costruito la propria potenza: la guerra. Da ormai alcuni decenni l’esercito americano non riesce più a “vincerne” una, nel senso non semplicemente di neutralizzare l’esercito nemico, ma di riuscire poi a imporre il proprio controllo sul suo territorio. Una delle ragioni dello stallo sembra affondare le proprie radici nella dottrina strategica elaborata negli USA dopo la fine della Guerra fredda e fondata su quello che potremmo definire “ottimismo tecnologico”, cioè l’illusione che la superiorità dei sistemi d’arma, di comunicazione, logistici sia di per sé sufficiente a garantire alle forze armate americane la supremazia su qualunque avversario in qualunque condizione e in tal modo a conservare la propria egemonia globale. La consapevolezza che le cose sono più complesse comincia a filtrare e rappresenterà un bel problema per l’amministrazione Biden, tanto più che il confronto con la Cina (e la Russia) sembra non conoscere tregue e che il “ritorno al multipolarismo” implica quasi inevitabilmente una parrallela crescita della proiezione militare americana nel mondo.

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Newsletter081220: Per l’OIL la pandemia fa scendere i salari

LAVORO Il rapporto diffuso mercoledì dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro Global Wages 2020-2021 fotografa la stagnazione dei salari e la crescita delle diseguaglianze dopo la crisi del 2008, a cui la pandemia pare avere soltanto impresso un’accelerazione. Anche l’OIL, come l’UE, indica nel salario minimo l’arma per combattere le disuguaglianze: una simulazione mostra come l’Italia, tra i paesi europei che non ne dispongono, trarrebbe i maggiori benefici dalla sua introduzione. POLITICA La guerra scoppiata a novembre nell’ex colonia italiana dell’Etiopia riveste un interesse strategico sul piano globale, ma anche per il capitalismo italiano. In questo numero cerchiamo di spiegarvi le ragioni di questo interesse, a cui tuttavia il governo italiano e il ministro Di Maio sembrano non concedere troppa attenzione.

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Newsletter290920: Pechino pensa alla guerra?

POLITICA&GUERRA Un recente editoriale del tabloid del Partito Comunista Cinese Global Times, pubblicato 10 giorni prima che Xi Jinping tessesse le lodi del multilaterialismo all’ONU, esprime un concetto molto chiaro: la Cina deve prepararsi militarmente e spiritualmente a una guerra. L’articolo sembra riflettere il timore di Pechino che gli USA possano adottare contro la Cina una strategia indiretta: invece di un’iniziativa frontale, ad esempio contro le relazioni commerciali globali di Pechino, l’intervento di alleati americani nella regione sui molteplici focolai di tensione presenti all’interno o ai confini della Cina. Elena Rusca ci parla di uno di essi, lo Xinjiang, intervistando la figlia di un prigioniero politico uiguro e ricostruendo i contorni del problema. Red Mirror, il saggio di Simone Pieranni sull’uso che Pechino fa delle nuove tecnologie digitali per irrigidire il controllo sociale, fa luce su un altro versante di quel timore. La nostra recensione del libro.

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Newsletter240120: India, modernizzazione bloccata

ECONOMIA Dietro i grandi numeri fatti registrare negli anni passati l’India si sta dimostrando incapace di marciare speditamente verso una modernizzazione della propria economia e della propria struttura sociale eccezionalmente contraddittoria. Il ritmo crescita dell’occupazione, in particolare nel settore avanzato della produzione, mette in dubbio l’idea diffusa che nei prossimi anni il paese sia in grado di sfidare la Cina. La sua collocazione fa sì che questa fragilità rivesta un significato rilevante anche sul piano geopolitico. GEOPOLITICA L’accelerazione dello scontro Iran-USA tra dicembre e gennaio è stata interpretata da alcuni come la possibile scintilla di una guerra. In realtà si è trattato del picco temporaneo di una guerra in atto da tempo e tornata rapidamente al suo abituale standard di conflitto a bassa intensità e per procura. Un conflitto asimmetrico in cui Tehran potrebbe colpire gli interessi USA anche fuori dal Medio oriente e persino sul suolo americano grazie a una rete di contatti e a un’infrastruttura logistica costruita negli anni.

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