POLITICA I lavoratori russi sono le prime vittime del nazionalismo putiniano. L’analisi di un sociologo e attivista sindacale polacco spiega come l’attuale classe operaia russa sia figlia del collasso dell’URSS e della rapace appropriazione di quanto rimase dell’ex superpotenza da parte di una cerchia ristretta di oligarchi e decisori politici, di cui Putin è espressione. E rivela che accanto all’opposizione liberale sostenuta dai paesi NATO in Russia esiste un mondo politico e sindacale ignorato dai nostri media, che non si è arreso al Cremlino e cerca di resistere manifestando, disertando, persino compiendo attentati contro caserme e ufficiali dell’esercito. TV Sul canale web Arte.tv un’inchiesta sul lavoro povero e il fallimento del welfare nelle grandi democrazie europee documenta condizioni di vita sempre più difficili, ma anche il tentativo di reagire collettivamente al dilagare della miseria.
Russia
Newsletter181122: RUSSIA La mobilitazione incrina il patto tra Putin e le classi subalterne?
POLITICA Un gruppo di attivisti della sinistra russa racconta la mobilitazione al fronte vista da dentro, la resistenza ingegnosa di chi non può lasciare il paese, gli aspetti sociali ed etnici dell’arruolamento e i suoi fallimenti organizzativi. In un contesto che dall’esterno potrebbe apparire disperato la lezione di questi militanti è che proprio questo è il momento in cui la crisi del regime potrebbe arrivare a una precipitazione, perché l’irruzione violenta della guerra nella vita delle classi subalterne potrebbe incrinare il patto sociale che Putin ha posto a fondamento del proprio regime. Dagli intervistati non arriva alcuna richiesta di un intervento esterno dei governi occidentali.
Newsletter290722: Quando Uber corteggiava Putin
CAPITALISMO Uno dei capitoli degli Uber Files, l’inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalism pubblicata nei giorni scorsi e che analizza 142.000 documenti aziendali riservati filtrati all’esterno, riguarda le relazioni pericolose strette tra la società e il regime di Putin per favorire gli investimenti aziandali in Russia, grazie alla mediazione di oligarchi russi e di ex uomini di governo occidentali. SINDACATO Pubblichiamo volentieri un appello promosso da intellettuali e ricercatori nel campio della logistica, che chiede la revoca delle misure cutelari ai danni dei sindacalisti arrestati la scorsa settimana.
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Newsletter130522: “Scuola e pandemia. La scuola non aiuta gli studenti”
SCUOLA Gli effetti del rapido succedersi della pandemia e della guerra e un’istituzione scolastica che non aiuta a decifrare eventi così complessi e ad affrontare lo smarrimento che ne deriva. Ne parliamo con Tommaso Biancuzzi, coordinatore della Rete degli Studenti Medi. ECONOMIA I dati dell’Economist smentiscono le previsioni su un rapido crollo dell’economia russa sotto il peso delle sanzioni. OLIGARCHI 2 La contesa sul Donbas al centro di una fitta trama di alleanze (e di conflitti) tra oligarchi russi e ucraini e tra oligarchi ucraini proiettati ai vertici del governo di Kiev. Un articolo di otto anni fa che ci aiuta a capire più in profondità una guerra in cui gli “interessi dei popoli” non potrebbero contare di meno.
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Newsletter080422: Sanzioni, quando il PD rincorreva la Lega
POLITICA Sulle sanzioni alla Russia, così come sulle armi, l’ipocrisia della politica non ha limiti. Un piccolo episodio del 2016 ci mostra come l’odierna intransigenza di Letta sul tema dei rapporti economici con la Russia sia stata preceduta, invece, da una notevole “flessibilità”. ANALISI La guerra è un fenomeno complesso che va studiato in modo rigoroso. Alcuni esempi storici ci ricordano che nei conflitti armati agli aspetti più strettamente politici e militari si mescolano fattori economici e demografici. Parlare in termini semplici di un tema complesso significa, il più delle volte, fare propaganda.
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Newsletter290322: Armare Zelenski dopo aver armato Putin
GUERRA&ARMAMENTI Diversamente dall’idea che ci viene veicolata in questi giorni il riarmo italiano non inizierà a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, ma è già iniziato da tempo, così come le scelte dell’industria militare nazionale e dei governi (a cui spetta autorizzare le esportazioni) non sembrano essere mai state influenzate da considerazioni circa il tasso di democrazia degli Stati acquirenti. L’Italia ha venduto mezzi militari alla Russia di Putin persino dopo l’entrata in vigore dell’embargo del 2014, alcuni dei quali sono finiti a milizie sciite in Siria, altro oggi sono sui campi di battaglia dell’Ucraina. Quanto all’embargo europeo, anch’esso si ispira alla vecchia massima latina “pecunia non olet”. Eppure oggi in Italia vi sarebbero le forze per una contestazione di massa della politica del governo e alcuni casi internazionali, nel pieno della pandemia, mostrano che la riconversione dal militare al civile è possibile. Ne parliamo con un ricercatore del SIPRI di Stoccolma e con Gianni Alioti, ex responsabile dell’ufficio internazionale della FIM CISL.
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Newsletter250222: Ucraina, il mondo del WTO finisce a Kiev
GUERRA Alcune nostre considerazioni iniziali sulla guerra in Ucraina: i protagonisti, chi ne esce bene e chi male, almeno per il momento, la prospettiva e le conseguenze più di lungo termine. Inoltre una lunga analisi, scritta prima dell’invasione, da un analista russo, sulle possibili ripercussioni dell’occupazione sugli assetti interni della Russia, un paese sospeso tra il ricordo della potenza passata e un’economia che non è in grado di offrire agli ucraini sostanziali miglioramenti delle proprie condizioni di vita.
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Newsletter050221: Dumping contrattuale, sanare i bilanci pagando 4 euro l’ora
LAVORO Una nostra inchiesta sul fenomeno del “dumping contrattuale” ovvero l’utilizzo di contratti in parte sovrapponibili a quelli della sanità, dei beni culturali, del turismo o dell’igiene ambientale per abbattere il costo del lavoro. Così facendo le imprese private aumentano i propri profitti, mentre le amministrazioni pubbliche “risanano i bilanci”, talora trascinando gli stipendi al di sotto della soglia di povertà e facendo esplodere le disparità di trattamento tra lavoratori che svolgono le stesse mansioni. INTERNAZIONALE Proseguono le manifestazioni contro la condanna di Aleksej Navalny mentre la comunità internazionale esprime una quasi unanime censura nei confronti di Putin. Ma chi è Navalny, cosa rappresenta e perché preoccupa così la “dittatura mite” del Cremlino?
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Newsletter010920: Bielorussia. Non è una nuova Ucraina
POLITICA Come avevamo preannunciato a luglio la polveriera bielorussa è esplosa e sta rivelando le contraddizioni interne del regime di Minsk e contemporaneamente anche quelle del tradizionale alleato russo. Una nostra intervista a Yuri Colombo, corrispondente del Manifesto a Mosca e, sempre dalla Russia, un’analisi dei protagonisti e delle prospettive di un movimento che fa storcere il naso a una parte della sinistra, ma anche l’Occidente nei fatti sta lasciando abbastanza isolato. STORIA Le polemiche sollevate dalla sinistra che rimpiange Stalin e difende Lukashenko contro chi invece guarda con simpatia agli scioperi dei lavoratori bielorussi ad agosto hanno incrociato l’80esimo anniversario dell’assassinio di Lev Trotsky, marxista, protagonista della Rivoluzione russa e principale avversario politico della stalinismo, ucciso nel 1940 da un sicario della GPU. Una storia che evidentemente ha ancora qualcosa da dire sulle vicende dei nostri tempi.
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Newsletter310720: MES o non MES? E’ questo il problema?
POLITICA Dopo l’adesione al Recovery Fund è ripartita la pressione perché Conte sottoscriva anche il MES. L’opposizione insorge, ma, come spesso capita, il dibattito si concentra su una questione specifica perdendo di vista il quadro generale che dovrebbe essere oggetto di valutazione. Intanto chi aspira a ricevere gli aiuti si prepara alla spartizione, si creano comitati interministeriali e commissioni unicamerali in cogestione con la parte ‘costruttiva’ dell’opposizione. GEOPOLITICA L’estate potrebbe riservarci delle sorprese, in particolare ancora una volta ai margini orientali dell’Europa. Le elezioni del 9 agosto in Bielorussia potrebbero innescare dinamiche di tipo ucraino, con le conseguenze che ciò avrebbe anche sulla parabola della vicina Russia, da sempre alleata e protettrice dell’uomo forte di Minsk Lukashenko. La crisi del regime putiniano d’altra parte affonda le sue radici in un problema più generale, cioè la contraddizione tra il ruolo geopolitico di Mosca e la sua inadeguata base materiale.
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