Newsletter310524: Sindacalisti iraniani e francesi nelle carceri iraniane

INTERNAZIONALISMO Una lettera firmata da due sindacalisti dei tranvieri di Tehran detenuti nel carcere di Evin, Reza Shahabi e Davood Razavi, ai delegati alla Conferenza internazionale dell’OIL ricorda le persecuzioni di cui sono vittima i lavoratori iraniani e non solo loro. Da due anni Cecile Kohler, segretaria del sindacato degli insegnanti di una della maggiori confederazioni sindacali francesi, Force Ouvrière, è detenuta insieme al compagno Jacques Paris nello stesso carcere, arrestata mentre era in vacanza in Iran, il primo maggio 2022, con l’accusa di aver incontrato alcuni esponenti dei sindacati indipendenti, tra cui gli stessi Shahabi e Razavi, e di aver fomentato disordini prendendo parte ad alcune manifestazioni degli insegnanti iraniani. Eppure l’OIL continua a invitare alla sua conferenza come rappresentanti dei lavoratori iraniani i delegati inviati dallo stesso regime che detiene nelle sue carceri Shahabi, Razavi, Kohler e Paris, accomunati dalla propria condizione di proletari e vittime sacrificali nello scontro tra le classi dominanti dei propri paesi.

Newsletter270623: GEOPOLITICA Tehran minaccia, l’Europa asseconda

GEOPOLITICA L’irruzione di mille poliziotti albanesi in un compound dell’opposizione iraniana provoca un morto a parecchi feriti. Ma non è un caso isolato: dal Belgio alla Francia si susseguono episodi che evidenziano un’ambiguità di fondo della politica americana ed europea in Medio Oriente. Da una parte la condanna del regime iraniano, che viola le libertà democratiche, giustizia gli oppositori, destabilizza la regione e, in Ucraina, fornisce droni a Putin. Dall’altra una tolleranza, che a tratti sfocia nella collaborazione, per i colpi sferrati da Tehran ai propri oppositori sul suolo europeo. LIBRI Un libro di un giovane ricercatore, Gabriele Mastrolillo, cerca di colmare il vuoto lasciato dalla storiografia a proposito delle correnti antistaliniste del comunismo italiano e, in particolare, del movimento trotskista. La recensione di Piero Acquilino. PUNTOCRITICO Amazoniade, il long form di Massimiliano Cacciotti coi disegni di Emanuele Giacopetti diventa spettacolo-conferenza, insieme agli altri capitoli del nostro progetto sul lavoro in Amazon. In un video la sintesi della serata del 16 giugno al Teatro Le Sedie a Roma.

Newsletter130623: Starbucks Italia e la lezione sindacale americana

LAVORO&SINDACATO “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!”: per noi questa celeberrima esortazione di Marx ed Engels a un movimento  politico e sindacale dei lavoratori ancora in formazione non è solamente ancora attuale, lo è, semmai, più di allora per il grado di mondializzazione dell’economia a cui siamo giunti 170 anni dopo. In questa newsletter parliamo della sindacalizzazione dei lavoratori di Starbucks in Nordamerica, perché la rapida espansione di questa azienda in Italia e la crescita del personale (quasi 700 addetti entro il 2023) pone la sinistra e il sindacato di fronte a inevitabili riflessioni su come intervenire in un settore al centro dell’offensiva delle imprese – ristorazione e pubblici esercizi – con le immancabili menate sui giovani che non vogliono lavorare (ora ci si è messo pure Claudio Amendola). E traduciamo in italiano la lettera di Reza Shahabi, sindacalista degli autoferrotranvieri di Tehran in carcere, ai sindacalisti che in questi giorni sono a Ginevra per la Conferenza annuale dell’OIL, perché pensiamo che farla circolare, in particolare nel sindacato, sia il “minimo sindacale”, proprio in tutti i sensi, per dimostrare solidarietà a chi da anni combatte contro il regime iraniano, ma viene ignorato, perché per le esigenze degli imperialismi occidentali è preferibile dipingere la lotta del popolo iraniano semplicemente come una lotta delle donne e dei giovani per i diritti democratici.

Newsletter230523: IRANLEAKS Tehran si sceglie il “nemico migliore”

INTERNAZIONALE Iranleaks potremmo chiamarlo, sull’esempio di altri episodi di diffusione di documenti top secret. Il 7 maggio un gruppo hacker vicino all’opposizione repubblicana iraniana ha violato i siti del Ministero degli Esteri e sottratto 54 terabyte di documenti che ha cominciato a riversare in rete. Ne emergono anche aspetti imbarazzanti per l’Occidente, come la trattativa tra Belgio e Iran per lo scambio di prigionieri politici e una curiosa simpatia per la famiglia dell’ex scià, che sembra accomunare servizi di sicurezza iraniani e ambienti euroatlantici, anche italiani, popolati anche di personaggi bizzarri. CAPITALISMO LIMES ha intervistato Richard D. Wolff, economista marxista americano: un lungo dialogo sulla globalizzazione, il declino americano e l’ascesa cinese. Se uno dei più autorevoli pensatoi della borghesia italiana si rivolge a un marxista è un segnale di crisi?

Newsletter280423: Prigozhin, sull’Ucraina tensioni nell’establishment russo?

GUERRA Nelle scorse settimane i giornali hanno dato conto di un lungo articolo del capo della Wagner, Evgeny Prigozhin, presentandolo come una richiesta di sospendere le operazioni in Ucraina. In realtà il “cuoco di Putin” fa un ragionamento più articolato, che vede in un eventuale negoziato i germi della strategia di lento logoramento che Washington perseguirebbe in Ucraina e nella recente diffusione dei leaks coi piani della controffensiva di Kiev uno stop americano all’alleato. È un testo da prendere con le pinze, ma certo riflette tensioni crescenti nell’establishment putiniano, di cui proprio il conflitto in atto tra i generali russi e Prigozhin è un sintomo. Il fatto che questi sembri rivolgersi più a Mosca che all’Occidente potrebbe conferire alle sue parole un significato meno propagandistico di quanto ci si attenderebbe. INTERNAZIONALE Il figlio dell’ex scià Rehza Pahlavi, in visita a Roma nei giorni scorsi, partecipa a un convegno alla Camera ed è ospite di Vespa. Il commento di Alì Ghaderi (Fedayn del Popolo): “Per gli iraniani il figlio di un dittatore non è l’alternativa ai mullah”. SALARIO MINIMO Una nuova piattaforma su internet per informarsi, discutere, organizzare.

Newsletter021222: IRAN “Il timer della Rivoluzione è partito”

IRAN L’ampiezza della composizione sociale e geografica delle proteste e il fatto che chi va in piazza abbia ben chiaro l’obiettivo – rovesciamento del regime e repubblica democratica e popolare – fanno dell’attuale mobilitazione qualcosa di assai diverso dai movimenti degli anni precedenti: “Quella in atto è una rivoluzione” dichiara a PuntoCritico Ghazal Afshar, attivista ed esponente dei Giovani Iraniani in Italia. CINA Alla Foxconn di Zhengzhou, già nota per l’ondata di suicidi operai del 2010, i lavoratori protestano non contro le rigide misure anticovid, ma perché l’azienda taiwanese, con la complicità delle autorità, le elude, a discapito della loro salute, pur di garantire ad Apple gli stock di iPhone 14 sufficienti a soddisfare il picco di acquisti natalizio.

Newsletter221122: IRAN La solidarietà pelosa dell’imperialismo italiano

INTERNAZIONALISMO OGGI E IERI Internazionalismo è una parola che oggi sembra destinata a essere travolta o dalla retorica del sovranismo più becero o dal nazionalismo delle élites “per bene”. Essere internazionalisti vuol dire analizzare i conflitti suddividendo l’umanità non in base al passaporto ma alla condizione sociale, perché da sempre le vittime di quei conflitti, da una parte e dall’altra della barricata, sono soprattutto le classi sociali che tradizionalmente vengono immolate in nome di nobili ideali sull’altare di interessi che di nobile non hanno nulla. Oggi di fronte alla rivolta popolare in Iran l’imperialismo italiano dietro la bandiera della libertà per le donne iraniane coltiva i propri interessi. E il miglior contributo che possiamo dare alla coraggiosa lotta dei lavoratori, degli studenti e delle donne iraniane è denunciare i piani di chi pensa di sfruttare il loro sacrificio a proprio uso e consumo. Nella seconda parte della newsletter Piero Acquilino rievoca un caso di internazionalismo tratto dal passato: “Arbeiter und Soldat”, il bollettino pubblicato clandestinamente da  lavoratori francesi e soldati tedeschi durante l’occupazione nazista della Francia.

Newsletter071022: IRAN “Le proteste scuotono un regime in crisi”

INTERNAZIONALE Le manifestazioni che attraversano l’Iran dopo l’uccisione di Mahsa Amini sono segnate dalla brutalità delle forze di sicurezza iraniane, ma allo stesso tempo da un inedito livello di tenacia e organizzazione da parte dei manifestanti. E avvengono in un contesto internazionale che non può non influire sull’atteggiamento americano ed europeo. Nel parliamo con Alì Ghaderi (Fedayn del Popolo Iraniano). STORIA Dopo la pubblicazione di un estratto delle interviste di Angelo Tasca ad alcuni dei principali testimoni politici della Marcia su Roma ripubblichiamo, con lo stesso interno di chiarificazione di un periodo storico complesso, un articolo di qualche anno fa, che ricostruisce il clima politico, sociale e culturale postbellico in cui si svilupparono fenomeni, che oggi qualcuno ricomprenderebbe nell’ampia categoria del “populismo”, come futurismo, fasci, arditi e legionari.

Newsletter230721: IRAN I lavoratori al centro delle proteste

LOTTE All’indomani delle elezioni che hanno portato alla vittoria del candidato ultraconservatore in Iran la lotta dei lavoratori del settore petrolifero diventa il catalizzatore della protesta sociale, insieme alla “rivolta degli assetati” di questi ultimi giorni. Decenni di politiche neoliberali attuate dal regime hanno arricchito l’élite di governo e impoverito la popolazione, che oggi scende in piazza unendo rivendicazioni economiche e la contestazione tutta politica della Repubblica Islamica. SEGNALAZIONI L’INAIL comunica alla politica che l’86% delle aziende ispezionate l’anno scorso è risultata irregolare (42.000 lavoratori) e anche su questo non solo il ministro del lavoro, ma l’intera politica tacciono.

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Newsletter130320: Da Taiwan all’Iran, lezioni del virus

POLITICA&VIRUS Oggi ci occupiamo dell’epidemia di COVID-19 da un punto di vista inedito. Perché, soprattutto quando ci troviamo dinanzi a fenomeni globali, per capire cosa succede a casa propria è utile guardare cosa succede fuori e come paesi diversi reagiscono alla stessa sollecitazione, in questo caso il virus. In questa newsletter ci concentriamo su due paesi molto diversi tra loro, Taiwan e l’Iran. La prima, che per la vicinanza con la Cina continentale si presumeva sarebbe stata uno dei paesi più colpiti, finora ha avuto una sola vittima e alcune decine di contagiati (una quindicina guariti). Lo deve a un piano di emergenza elaborato dopo l’epidemia di SARS nel 2003 e basato sulla ricerca dei potenziali contagiati tramite l’incrocio di big data e banche dati pubbliche e l’uso di nuove tecnologie geolocalizzazione e codici QR, senza chiudere i confini né istituire zone rosse. L’Iran al contrario ha seguito la strada intrapresa inizialmente dalla Cina continentale, quella di occultare la verità, salvo poi non essere in grado di emulare la terapia d’urto praticata da Pechino in un secondo tempo. Oggi l’epidemia sta diventando un catalizzatore delle esplosive contraddizioni interne al paese e allo stesso regime.

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