Newsletter290920: Pechino pensa alla guerra?

POLITICA&GUERRA Un recente editoriale del tabloid del Partito Comunista Cinese Global Times, pubblicato 10 giorni prima che Xi Jinping tessesse le lodi del multilaterialismo all’ONU, esprime un concetto molto chiaro: la Cina deve prepararsi militarmente e spiritualmente a una guerra. L’articolo sembra riflettere il timore di Pechino che gli USA possano adottare contro la Cina una strategia indiretta: invece di un’iniziativa frontale, ad esempio contro le relazioni commerciali globali di Pechino, l’intervento di alleati americani nella regione sui molteplici focolai di tensione presenti all’interno o ai confini della Cina. Elena Rusca ci parla di uno di essi, lo Xinjiang, intervistando la figlia di un prigioniero politico uiguro e ricostruendo i contorni del problema. Red Mirror, il saggio di Simone Pieranni sull’uso che Pechino fa delle nuove tecnologie digitali per irrigidire il controllo sociale, fa luce su un altro versante di quel timore. La nostra recensione del libro.

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Newsletter250920: Covid, la competizione mondiale sul vaccino

ECONOMIA Il miraggio del vaccino antiCovid, in grado di esorcizzare le peggiori paure suscitate dalla pandemia, comincia ad affacciarsi all’orizzonte. E’ un grande tema di attualità, ma anche una potenziale arma di consenso e una leva di affari miliardari.  Governi nazionali e istituzioni sovranazionali (tra cui Italia e UE) stanno ordinando centinaia di milioni di dosi di potenziali vaccini non ancora testati e i produttori stanno chiedendo e ottenendo che si facciano anche carico degli indennizzi per eventuali effetti collaterali gravi, visto che le pressioni politiche stanno riducendo i tempi a disposizione per i test clinici. Ma non tutti si fregano le mani: l’industria farmaceutica francese Sanofi, che nel primo trimestre di quest’anno ha visto le proprie entrate gonfiarsi e ha distribuito dividendi miliardari ai suoi azionisti, a giugno ha annunciato 1.700 licenziamenti e la chiusura di un centro di ricerca.

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Integrale220920: Rider, perché la CGIL dice no al contratto

LAVORO A sentire qualcuno è la firma di un accordo che introdurrà per la prima volta tutele e una retribuzione dignitosa per i rider di Glovo, Deliveroo ecc. Ma per CGIL CISL e UIL il contratto separato siglato da Assodelivery e UGL è un atto che di fatto accoglie integralmente le richieste delle imprese: natura autonoma del rapporto di lavoro e cottimo. Tania Scacchetti, segretaria confederale della CGIL, ci spiega perché il suo sindacato non ha firmato e che iniziative intende prendere. SCUOLA In una scuola di periferia di Roma sud, il plesso Mazzacurati, chiusa da 10 anni e ristrutturata, con 17 aule pronte dal 2018 ad accogliere alunni e insegnanti, arrivano i nuovi banchi antiCovid, ma l’edificio resta chiuso. Nel frattempo Roma Capitale sigla un accordo con la Chiesa per fare lezione nelle parrocchie. E’ un caso limite ma non unico, frutto anche di decenni di tagli all’istruzione pubblica e autonomia scolastica. CINEMA Da Venezia arriva nelle sale anche Notturno, uno sguardo sul Medio Oriente, con l’obiettivo rivolto non alla guerra ma alla vita di tutti i giorni, che scorre ritmata dai colpi di kalashnikov.

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Newsletter180920: La crisi sfida i sindacati europei

CRISI&SINDACATO Ad affrontare la crisi c’è un sindacato in crisi. Potremmo sintetizzare così la newsletter di oggi, dedicata alla sfida che i sindacati delle maggiori economie europee si trovano ad affrontare alla ripresa del lavoro e della scuola e sotto la minaccia di una nuova ondata virale. Allo stesso tempo, però, la crisi del sindacato non è uguale ovunque. Per rendersene conto basta paragonare il manifesto della giornata di lotta di ieri in Francia coi contenuti degli odierni presidi di CGIL CISL UIL in Italia. E riflettere su come nel sindacato francese e nella IG Metall tedesca venga avanti con forza l’idea della riduzione dell’orario di lavoro come strumento di contrasto alla recessione e di accompagnamento ai settori industriali in fase di transizione, come in Gran Bretagna questa proposta venga raccolta almeno parzialmente dal Trades Union Congress (che questa settimana celebrava ‘virtualmente’ il suo convegno annuale) mentre in Italia è sostanzialmente assente dal dibattito sindacale. Con 800.000 posti di lavoro persi e una riduzione del PIL a due cifre, come pensiamo di affrontare la crisi che colpisce il lavoro dipendente, ma anche di quei settori sociali intermedi che in Italia vivono in larga misura grazie al potere d’acquisto di operai e impiegati?

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Newsletter150920: PostCovid, i ‘consigli’ di Generali alla politica

POLITICA&AFFARI ‘Non ci sono i soldi!’ è la risposta rituale dei governi di ogni colore quando si chiedono investimenti sui servizi pubblici, pensioni e salari più alti, talvolta anche più diritti (perché anche i diritti costano). Ora che un’ondata di aiuti sta per inondare l’Europa (e l’Italia) e che persino il famigerato il Patto di Stabilità è stato sospeso non dovrebbe essere la grande occasione della sinistra e del sindacato per far sentire la loro voce? Intanto che ci pensano l’ad del Gruppo Generali, Philippe Donnet, si fa avanti chiedendo un livellamento (verso il basso) delle tasse in Europa e offrendo il suo ‘aiuto disinteressato’ ai governi per reinventare interi settori economici come trasporti e turismo. E poi una storia interessante dalla Liguria, alla vigilia delle regionali: non solo il covid-19, ma anche la tragedia di Ponte Morandi per qualcuno può diventare un affare. Qui i protagonisti sono il governatore Giovanni Toti e le imprese di autotrasporto. 

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Newsletter110920: Bus&Covid, una soluzione è riparare i mezzi

TRASPORTI Il compromesso sulla capienza dei bus all’80% (con deroghe) siglato a fine agosto tra Governo e governatori di centrodestra e di centrosinistra è una scelta politica: risparmiare sulla sicurezza dei lavoratori e degli utenti del trasporto pubblico locale, invece di investire, ad esempio sulla manutenzione dei mezzi, recuperando almeno una parte delle migliaia di mezzi abbandonate nei depositi in attesa di riparazioni. L’esempio di Roma insegna, così come, da un altro punto di vista,  le vicende giudiziarie di ATM Milano, dove un’inchiesta della Procura scoperchia la lotta senza esclusione di colpi tra Hitachi, Alstom, Siemens per spartirsi gli appalti della metropolitana. CINEMA Da Venezia una recensione di ‘Cari compagni’, il film di Andrei Konchalovsky in concorso alla Mostra del Cinema, su una strage di operai nell’URSS di Kruscev.

Newsletter080920: Il capitalismo italiano e il golpe in Mali

INTERNAZIONALE La scarsa attenzione della politica e dei media italiani al golpe del 18 agosto in Mali contrastano con l’esposizione dei governi Gentiloni, Conte 1 e 2 in Africa occidentale, in termini politici e militari. Un mese prima della deposizione del presidente Keita il nostro Parlamento aveva approvato l’invio di 200 uomini delle forze speciali nella regione al confine tra Niger, Mali e Burkina Faso. Nella cooperazione tra Roma e Parigi in Africa occidentale in ballo ci sono anche le commesse per l’industria bellica italiana. SINISTRE Un’intervista allo storico britannico David Sassoon e una replica di Fausto Bertinotti intorno a ferragosto hanno innescato un dibattito tra vecchie glorie della sinistra italiana. Il tema era ‘ecologia e lotta di classe’: ma dal punto di vista di chi e con quale obiettivo? Fare l’ala radicale del Green New Deal come la sinistra italiana ha già fatto col centrosinistra?

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Newsletter040920: Lo ‘sporco lavoro’ del gruppo Carlyle

ECONOMIA&GEOPOLITICA Capitali. Capitali che viaggiano rapidamente da una parte all’altra del mondo – grazie alle moderne tecnologie digitali oggi basta un semplice clic – e condizionano le vite di piccoli territori come di interi paesi, ma soprattutto dei lavoratori e delle classi sociali più vulnerabili che li popolano. Potrebbe essere questo il filo conduttore di questa newsletter: dagli investimenti italiani del colosso finanziario Carlyle, che a fine luglio ha annunciato di voler delocalizzare la produzione di Betafence Italia in Polonia, cancellando 300 posti di lavoro nel teramano (ce ne occupiamo anche intervistando un rappresentante sindacale) agli investimenti delle grandi compagnie di Stato cinesi, usati per accaparrarsi materie prima ma anche, forse soprattutto, per condizionare classi dirigenti che ne traggono benefici certo superiori a chi governano (oggi parliamo in particolare dell’America Latina).

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