Newsletter090224: Nel 2023 aumentano le lotte dei lavoratori cinesi

LAVORO&LOTTE Sui media si discute molto delle politiche da adottare nei confronti della Cina per rispondere alle esigenze delle grandi imprese americane ed europee, spesso nascondendo questi ultimi dietro la comoda bandiera della democrazia. Dal punto di vista dei lavoratori europei e americani, invece, il problema è come sostenere le lotte dei lavoratori cinesi contro lo sfruttamento messo in atto dalle imprese locali, ma anche da quelle dei “paesi democratici”, e contro la repressione da parte del regime di Pechino. Perché man mano che il capitalismo cinese espande la sua influenza nel mondo l’emancipazione dei lavoratori cinesi diventa il presupposto necessario per l’emancipazione dei lavoratori in tutto il mondo. Un rapporto del China Labour Bulletin ci fornisce un’utile panoramica sullo spostamento di capitali da un settore all’altro dell’economia cinese e da questa verso altre economie alla ricerca di migliori opportunità e minori costi e sugli effetti di questa ristrutturazione sulla lotta di classe nei diversi settori produttivi e dei servizi.

Newsletter110723: Il futuro della Cina e il nostro

POLITICA&ECONOMIA Anche se gli occhi di tutti oggi si concentrano sull’Ucraina, il conflitto centrale nei prossimi decenni sarà quello che già oggi si combatte, con armi diverse da quelle impiegate in Ucraina, tra Washington e Pechino. Per questo il tema dello sviluppo cinese è fondamentale, ad esempio, per capire la prudenza di Xi Jinping rispetto alla guerra tra Russia e NATO. In questa newsletter due analisi, una espressione di ambienti liberal americani analizza le contraddizioni dello sviluppo cinese utilizzando come chiave soprattutto la demografia; l’altra, di ispirazione marxista, dipinge il mondo del lavoro cinese come sempre più simile al nostro, in fase di rapida terziarizzazione. Entrambe le analisi sembrano confermare l’idea che la Cina sia caduta in quella che gli economisti chiamano la “trappola del ceto medio”, quando i salari cominciano a non essere più così più bassi e competitivi rispetto a quelli occidentali e gli effetti non vengono pienamente compensati da adeguati investimenti. Ma la prima affida un eventuale cambiamento di regime alla classe media, la seconda ai lavoratori cinesi.

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