Newsletter090623: Vigilanza privata, il fallimento della contrattazione

LAVORO&SINDACATO Pochi giorni fa CGIL CISL e UIL hanno sottoscritto il rinnovo contrattuale di una delle categorie di lavoratori meno pagate in Italia, i dipendenti delle aziende della vigilanza privata. Un rinnovo che a 11 anni dalla scadenza dell’ultimo contratto prevede aumenti di pochi spiccioli e ripropone il tema dell’inefficacia della contrattazione collettiva nel difendere il potere d’acquisto dei salari dall’inflazione e della necessità di affiancarle uno strumento legislativo come il salario minimo. E rappresenta un colpo inferto a tutti i lavoratori dipendenti italiani. In questa newsletter un articolo di Marco Veruggio chiede di aprire urgentemente un dibattito pubblico sul salario minimo, mettendo in luce le ipocrisie della politica sull’argomento, e una dettagliata analisi di Luca Scacchi, dirigente nazionale della CGIL, si addentra nei contenuti del rinnovo contrattuale della vigilanza e spiega perché la CGIL dovrebbe ritirare la firma.

Newsletter130721: Islanda, lavorare di meno senza perdere produttività

LAVORO Si può lavorare meno ore senza perdere produttività o addirittura aumentandola e vivendo meglio? Se lo è chiesto il governo islandese dopo una lunga campagna iniziata dopo il default e portata avanti da uno dei maggiori sindacati del pubblico impiego e da altre organizzazioni. Dopo una sperimentazione durata 4 anni la risposta è stata sì e oggi l’86% dei lavoratori dell’isola lavora 35-36 ore a settimana o ha la possibilità di richiederlo. Ma si tratta di un dato che rientra in un trend più generale. In Europa la Germania è il paese dove si lavora di meno, 26 ore a settimana, e la tendenza è a ridurre l’orario settimanale. SINDACATO L’Italia invece è uno dei paesi dove si lavora di più, 33 ore a settimana, 3 ore sopra la media europea. E nel settore della vigilanza privata, in piena vertenza per il rinnovo del contratto, le imprese italiane chiedono tra l’altro il superamento dell’orario giornaliero e una riduzione dei permessi. Ma i lavoratori, i meno pagati d’Italia, si ribellano e in una lettera indirizzata da decine di delegati sindacali alle proprie segreterie chiedono di agire e di tenerli al corrente della trattativa. “Sennò ci muoviamo da soli” è la minaccia. Ma il sindacato per ora tace.

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Newsletter160421: Aziende, i “furbetti” della pandemia

LAVORO&COVID A giudicare dalle cronache e dal dibattito politico pare che le vittime quasi esclusive degli effetti economici della pandemia siano le imprese: ristoratori, baristi, ma anche commercianti, squadre di calcio, aziende di trasporto e di costruzioni. Tutti oggi chiedono al Governo di intervenire per garantire loro quei fondi che, se destinati ai lavoratori, chiamano “sussidi”, se invece sono destinati a loro diventano più pudicamente “ristori” o “sostegni”. Una lettura della crisi che fa leva su una parte di verità – certo molte piccole attività sono state danneggiate gravemente – per nasconderne un’altra e cioè che ci sono imprese che grazie alla pandemia hanno fatto affari, anche a costo di mettere i dipendenti in cassa integrazione  pur non avendo perso un euro di fatturato. Nella newsletter di oggi parliamo di aziende che mettono in cassa integrazione i dipendenti e continuano a farli lavorare come se nulla fosse e di un settore economico – la vigilanza privata –  in cui i lavoratori già prima della pandemia guadagnavano 4-5 euro l’ora, ma a cui per rinnovare il contratto scaduto da 5 anni si chiedono altri sacrifici, in nome della crisi.

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Newsletter050618: Sinistra snob in crisi

POLITICA L’avanzata elettorale della Lega e del M5S e la nascita del governo giallo-verde rappresentano un’occasione di riflessione per la sinistra italiana e un passaggio preliminare a un periodo di opposizione e irto di interrogativi. Fare opposizione al Governo, ma come e soprattutto a nome di chi e difendendo quali interessi? Per rispondere potrebbe essere utile seguire le vicissitudini che vecchi e nuovi partiti e movimenti di sinistra stanno vivendo oltre confine. La crisi a sinistra infatti non è un fenomeno solo italiano. Basti pensare che mentre in Spagna cadeva il governo di centrodestra Podemos era impegnata in un referendum sulla villa da 600mila euro del suo leader Pablo Iglesias. Il problema però è di rappresentanza: la sinistra considera ancora i lavoratori e le classi subalterne come il proprio riferimento sociale naturale? LAVORO A proposito di lavoratori c’è una categoria di cui si parla poco, sono i 70mila lavoratori della vigilanza privata, che dopo 17 anni di tregua hanno proclamato il primo sciopero generale per chiedere condizioni di lavoro e retribuzioni decenti. Non ci sono solo le guardie giurate, ma anche i cosiddetti ‘fiduciari’, lavoratori non armati, perlopiù giovani, che rappresentano il gradino più basso nel settore. Ne abbiamo intervistati due, che ci hanno raccontato di turni di lavoro fino a 12-13 ore senza poter andare in bagno, flessibilità assoluta e paghe dai 4 ai 6 euro l’ora, con aziende che macinano fatturati da decine di milioni ma usano cooperative fittizie per aggirare leggi e contratti. A Roma intanto il futuro dell’ATAC e dei suoi lavoratori rimane incerto, con la decisione del Tribunale sul piano di concordato preventivo che slitta di 15-30 giorni, un’inchiesta della magistratura per il presunto sabotaggio ai mezzi da parte di ignoti lavoratori e la data del referendum sulla privatizzazione fissata a novembre. HI-TECH Dall’altra parte del mondo più di 4mila dipendenti di Google protestano chiedendo all’azienda di sospendere la collaborazione col Pentagono per la realizzazione di un software in grado di individuare obiettivi militari per i droni nelle immagini satellitari. Un progetto a cui, senza rendercene conto, probabilmente abbiamo collaborato anche noi in qualità di utenti di Internet. E Google è costretta a cedere. Dopo Facebook e Cambridge Analytica la retorica della tecnologia buona che fa del mondo un luogo migliore, su cui le aziende della Silicon Valley hanno costruito la propria immagine, vacilla ancora e incrina il rapporto tra quelle aziende e i loro dipendenti. Una novità che prima o poi potrebbe avere un impatto anche sul piano delle relazioni sindacali.

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