Newsletter120422: CIBO&ENERGIA La guerra economica mondiale è già iniziata

ECONOMIA DI GUERRA In Italia per ora se ne parla soltanto, ma nel resto del mondo – dall’Africa al Medio Oriente fino all’America Latina – le conseguenze della “guerra economica mondiale” si fanno sentire: penuria di beni di prima necessità e inflazione scatenano rivolte e scioperi. Nello Sri Lanka e in Perù i governi hanno decretato lo stato di emergenza. Foreign Policy avverte: le tensioni sui prezzi dei generi alimentari da sempre si accompagnano a disordini e instabilità politica e stavolta le conseguenze potrebbero essere ben più aspre di quelle delle primavere arabe di un decennio fa. Nel frattempo in Italia, mentre Draghi chiede di scegliere tra Pace ed energia e il ministro Cingolani a proposito degli aumenti tariffari parla di truffe, scopriamo che le prime a speculare sono le imprese pubbliche. Ne parliamo col presidente dei piccoli azionisti di IREN, la multiutility dei comuni di Genova, Torino, Parma e Reggio Emilia.

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Il sindacalista: ‘Strategia di Genova poco chiara’

Intervista a Maurizio Rimassa, coordinatore USB Liguria

Da Genova e dal punto di vista dei lavoratori come vedi la situazione in IREN?

Guarda, il modo in cui siamo entrati in azienda come sindacato è indicativo della politica aziendale. E’ successo qualche anno fa, quando a un certo punto IREN, evidentemente per risparmiare, aveva pensato di sostituire le squadre di pronto intervento per i guasti della rete del gas, con un sistema di reperibilità. In altre parole i lavoratori, invece di essere in turno in azienda, pronti a ricevere le segnalazioni di eventuali guasti e intervenire, sarebbero stati a casa. Avevamo parecchi iscritti tra i vigili del fuoco, che di solito, quando ci sono fughe di gas, intervengono insieme ai tecnici di IREN. Mi ricordo che ci fu una seduta di una commissione del consiglio comunale in cui un funzionario dei vigili del fuoco spiegò che se passava la riorganizzazione del servizio voluta da IREN i tecnici non sarebbero arrivati per tempo dove necessario, col conseguente pericolo per i cittadini e per le stesse squadre dei pompieri. E alla fine IREN rinunciò.

E oggi?

Oggi purtroppo c’è, come spesso capita in queste aziende, una lenta erosione del servizio e, parallelamente anche delle condizioni di lavoro, ma il fatto che non ci sia una precipitazione fa sì che i lavoratori non guardino con particolare attenzione alla situazione complessiva dell’azienda. Guardandosi intorno, tutto sommato, lavorare in IREN per il momento significa ancora essere in una situazione abbastanza tutelata.

Quali sono gli spazi per l’attività sindacale?

Ovviamente in ogni città le condizioni sono diverse e quindi io posso parlare di Genova, anche se, a quanto mi risulta, la situazione è abbastanza omogenea. Ultimamente la RSU ha convocato una manifestazione davanti alla sede centrale di Genova per alcuni problemi che riguardavano i buoni pasto. Un’altra questione che ha suscitato parecchi problemi sono le buste paga. La società ha introdotto metodi tecnologici per registrare orari e operazioni svolte dai lavoratori durante i turni. A ciascuno è stato consegnato un tablet, che in teoria dovrebbe permettere di snellire le vecchie procedure – timbrature di cartellini, compilazione di documenti, verbali ecc. – mentre in pratica il risultato è che a fine mese le buste paga sono spesso sbagliate e quando chiediamo di modificarle si verificano ulteriori errori.

Un’azienda in stato confusionale…

Abbastanza e questo fatto si riflette non solo sui lavoratori, ma anche sugli utenti. Ultimamente ad esempio è in corso la sostituzione dei contatori del gas coi nuovi apparecchi digitali. Il problema è che, come è ormai prassi comune, queste operazioni vengono affidate a ditte di appalto ed essendo questo tipo di aziende ormai slegate da una dimensione locale, può capitare che l’utente venga contattato da un operatore che sta a Reggio Emilia e che non conosce minimamente il territorio di una città come Genova. Oltre al fatto che al primo inghippo c’è la solita catena di scaricabarile, per cui l’utente viene sballottato tra IREN e le diverse aziende a cui è stata affidata l’installazione dei nuovi contatori.

Il comune cosa dice?

Il comune non si capisce bene che cosa abbia in testa. Il sindaco ha fatto questa operazione che ha fatto diventare Genova prima azionista, spendendo anche parecchi soldi in un periodo in cui le casse dei comuni sono vuote e finora ha mantenuto la promessa di tenere in mano pubblica il trasporto e i rifiuti, che il centrosinistra voleva privatizzare. Nel caso dei rifiuti volevano vendere proprio a IREN, un’operazione a cui ci siamo opposti e che è stata sventata dalla reazione dei lavoratori, con una spaccatura tra i sindacati confederali: la CGIL favorevole e CISL e UIL che a un certo punto si sono sfilate. Poi però il problema è che queste aziende oltre che di rimanere pubbliche hanno bisogno di investimenti e di scelte strategiche e su questo punto le intenzioni di questa amministrazione non sono così chiare. Il messaggio che ci arriva è: ‘Finora abbiamo mantenuto le promesse. Fidatevi di noi’. Ma è chiaro che le relazioni sindacali non si possono basare sugli atti di fede. Su IREN da tempo abbiamo ottenuto che una parte dell’opposizione chiedesse la convocazione di una commissione consiliare per discutere il futuro dell’azienda, ma siamo ancora in attesa.

Insomma la prospettiva non è delle migliori…

La situazione al momento è questa e quando si fa sindacato bisogna sempre partire dalla realtà. Quello che stiamo facendo è stare coi lavoratori intervenendo sulle cose su cui è possibile portare a casa qualche piccolo risultato. Al contempo però sappiamo che quando i nodi non vengono sciolti prima o poi vengono al pettine e quindi dobbiamo essere preparati a muoverci. Del resto l’esperienza di AMIU, l’azienda dei rifiuti che citavo prima, è indicativa. E’ un’azienda dove non c’è mai stata una tradizione di grande conflittualità, perché, anche lì, tutto sommato, i lavoratori stavano abbastanza tranquilli. Ma c’è voluto poco per scatenare una reazione che ha visto mesi e mesi di scioperi, manifestazioni, invasioni del consiglio comunale, i lavoratori ribellarsi ai maggiori sindacati e, alla fine, il centrosinistra giocarsi la città proprio sul tema delle privatizzazioni.

 

Newsletter140619: Risiko multiutility, tra economia e politica

ECONOMIA&POLITICA Il numero di oggi è un’inchiesta dedicata a un pezzo di economia che produce il 7% del PIL italiano e fornisce servizi e beni primari – acqua, gas, energia e trattamento dei rifiuti – all’intera popolazione italiana. Ma allo stesso tempo è un settore che macina fatturati miliardari, porta dividendi succulenti ai comuni e aiuta la politica a tenere in piedi il welfare locale e a gestire potere e consensi. Per questo abbiamo provato a fare luce sul risiko delle grandi multiutility italiane, sulle relazioni tra queste e la politica e sui rapporti, spesso sottobanco, tra le diverse forze politiche che coabitano nei consigli di amministrazione di queste società. Ci siamo concentrati in particolare su IREN, la Spa controllata dai comuni di Genova, Torino, La Spezia, Piacenza, Reggio Emilia e Parma, perché il suo azionariato contempla la presenza di tutte le forze politiche presenti in Parlamento e dunque ci consente di analizzare l’interazione tra partiti su un terreno concreto. Ne escono scenari inediti che potrebbero sorprendere qualcuno. Per raccogliere dati e informazioni, oltre che alle fonti ufficiali, abbiamo attinto a testimonianze di protagonisti e conoscitori della materia. Alcuni ci hanno chiesto di non essere citati, altri no. Tra questi ultimi abbiamo intervistato Francesco Fantuzzi, portavoce dei piccoli azionisti IREN di Reggio Emilia e Maurizio Rimassa, sindacalista che ha avviato l’intervento sindacale di USB in IREN a Genova.

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