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Nei giorni scorsi sono avvenuti alcuni fatti importanti, dall’incontro tra Trump e Kim Jong Un a Singapore allo scontro tra Italia e Francia sulla questione migranti, con le sue implicazioni sia interne che in ambito europeo. Ce ne occuperemo nella newsletter di martedì prossimo, aspettando di vedere come andrà l’incontro, prima disdetto poi riconfermato, tra Conte e Macron, in programma oggi, per capire se è ‘scoppiata la pace’ o si tratterà solo di una tregua armata. ECONOMIA Nel frattempo dedichiamo questa newsletter a una questione di politica economica che a partire dai prossimi giorni potrebbe rappresentare il primo grande scoglio per il nuovo governo, ma soprattutto una gigantesca gatta da pelare per il superministro dell’Economia e del Lavoro Luigi Di Maio. Nei giorni scorsi il suo ‘garante’ Beppe Grillo ha pubblicato un post sul suo blog ormai personale spiegando che nessuno ha mai parlato di chiudere l’ILVA, bensì di ‘riconvertirla’. E ha citato la Ruhr, la regione tedesca del carbone e dell’acciaio, come esempio di riconversione industriale di successo, con cui si è bonificato ili territorio senza penalizzare lo sviluppo economico né l’occupazione. Un quadro idilliaco che però appare smentito dai fatti. Il Nordrhein-Westfal è uno dei Länderpiù poveri della Germania e, se è vero da una parte che la riconversione ha creato occupazione in settori molto qualificati, è altrettanto vero che si tratta di posti di lavoro precari e sottopagati e che al contempo c’è un pezzo di società, in particolare lavoratori di mezza età con basse qualifiche, per cui la prospettiva è quella di vivere di sussidi statali andando a mangiare in una mensa per poveri.


ILVA La Ruhr è l’800, non il futuro.

Beppe Grillo in un post pubblicato sul suo blog qualche giorno fa e intitolato ‘Che il cielo sopra l’ILVA diventi sempre più blu’, ha spiegato il Grillo-pensiero sulla riconversione dell’ILVA, che, dice, ‘nessuno ha mai pensato di chiudere’, evocando l’esempio della Ruhr, per oltre un secolo cuore dell’estrazione di carbone e della produzione di acciaio, oggi ‘riconvertita’.

‘Potremmo fare – dice nel video – come hanno fatto nel bacino della Ruhr, per esempio, che alcuni pezzi… hanno preso le centrali a carbone, non hanno demolito, hanno bonificato, hanno messo delle luci, hanno fatto un parco archeologico di industria del paleolitico, lasciando le torri ad esempio per fare dei centri di alpinismo, i gasometri per fare i centri sub più grossi d’Europa. Sono state aperte un sacco di attività dentro e gli stessi minatori che lavoravano lì oggi sono guide turistiche. Fanno un milione di visitatori l’anno e hanno dato lavoro a 10mila persone. Quindi si sta solo pianificando un pensiero di sedersi a un tavolo tra ingegneri, architetti, sociologi, ambientalisti e cittadini per rivalutare uno dei più bei golfi del mondo’, conclude riferendosi al Golfo di Taranto.

E sotto il video elenca i numeri che confermano il successo di questa grande operazione di riconversione industriale e bonifica ambientale.

4.432 kmq di superficie, oltre 6 milioni di abitanti, 142 miniere di carbone, 31 porti industriali fluviali; 1.400 km di autostrade e tangenziali. E’ la carta d’identità del ‘Bacino della Ruhr’, in Germania, l’area finita di bonificare in dieci anni (1990-2000) a tutt’oggi un esempio seguito da tutti gli architetti, i bio-architetti e gli ingegneri del mondo industrializzato. All’inizio l’obiettivo era quello di contrastare i fenomeni di progressivo declino economico e di fortissimo inquinamento ambientale. Nel 1989 alcuni comuni si consorziarono per dar vita a un’importante operazione di risanamento del territorio. Negli anni si è trasformata nella più colossale riconversione industriale del mondo. L’esempio più rilevante consiste nel Parco Paesistico di 320 kmq, distribuito lungo gli 800 kmq del territorio fluviale dell’Emscher. L’Emscher era in origine un fiume canalizzato e usato come fogna a cielo aperto per la zona industriale. Il costo totale è stato di due miliardi e mezzo di euro.

Proprio Grillo ha basato gran parte delle fortune del Movimento CinqueStelle sulla forza della Rete, che permette ai cittadini di andare in cerca di informazioni un tempo irraggiungibili e di verificare la affermazioni dei politici per vedere se corrispondono a realtà. Lo abbiamo fatto anche noi e abbiamo trovato il lungo e bellissimo reportage scritto da Wolfram Goetz per il sito di Deutschlandfunk (qui in tedesco), uno dei tre canali della radio pubblica tedesca. Il pezzo, dal titolo eloquente ‘Ruhr. Disoccupazione, povertà e tristezza’ raccoglie una serie di testimonianze da cui emerge l’immagine di una regione in cui il 20% della popolazione, cioè un milione di persone, è povera, vive, meglio sarebbe dire sopravvive, di sussidi e spesso si nutre di cibo del giorno prima servito in qualche mensa gestita da associazioni di volontariato. E dove la povertà delle persone si traduce nella miseria delle casse degli enti locali, che non riescono a sostenere le spese e siedono su una montagna di debiti, che ad Oberhausen, 200mila abitanti, raggiunge i 2 miliardi di euro, praticamente 10mila euro a testa.

Come abbiamo già scritto altrove, è tutto molto affascinante: il web, l’industria 4.0, le energie alternative e i minatori che improvvisamente imparano tre lingue e diventano guide turistiche. Ma la realtà è che trasformare un operaio con 20-30 anni di miniera o di altoforno alle spalle non solo è proibitivo, ma soprattutto è un investimento poco redditizio che qualcuno ci dovrebbe spiegare, prima e non dopo, chi è disposto a farlo. Oltre al fatto che fare il barista, la guida o il cassiere al parco giochi non equivale, in termini economici, a un salario da operaio. Chi lo dice alle famiglie perlopiù monoreddito degli operai dell’ILVA di Taranto, che facendo i turni e un po’ di straordinari riescono a tirar su 1700-1800 euro al mese? Chi lo spiega loro che Taranto diventerà come Dortmund, meno di 600mila abitanti, dove, mentre tutti magnificano il miracolo occupazionale della Germania, 21mila bambini vivono grazie all’aiuto statale per le famiglie con figli, il  Kindergeld (letteralmente ‘soldi dei bambini’)? O forse qualcuno pensa che facendo il barista si guadagni come in fabbrica?


Ruhr. Disoccupazione, povertà e tristezza

La Germania è un paese ricco con un’economia in pieno boom. Ma non è il caso del bacino della Ruhr, Un tempo importante regione dell’acciaio e del carbone. Qui si trovano persone bisognose, bambini in particolare, come in nessuna altra parte del paese. E da anni ormai va sempre peggio.

Wolfram Goetz, Deutschlandfunk.de, 7 agosto 2016

Cantano ‘Uno, due, tre e quattro, lunedì manifestiamo; cinque, sei, sette e otto, la Legge Hartz verrà spianata, la legge Hartz verrà spianata’.

Manifestazione del lunedì contro la Hartz IV a Dortmund, come ogni mese, da quasi 12 anni.

‘Che sia pienamente giustificato andare in piazza contro la Legge Hartz, lo mostrano i piani che il Governo federale ha messo in campo’.

Tra cui un inasprimento delle sanzioni che penalizzano chi non è in regola con le prescrizioni della legge. Secondo i manifestanti del lunedì le leggi Hartz per i poveri della Ruhr sono un pesante fardello. Ed è anche l’opinione che ascoltiamo provenire dal cosiddetto microfono aperto, a cui vediamo presentarsi una signora piccola di statura, con gli occhiali:  ‘Per me le leggi Hartz sono sempre state una pessima cosa, perché i figli di chi beneficia dell’assistenza della Hartz IV sono costretti a vivere del solo Kindergeld, che invece normalmente serve a integrare le spese per i bambini pagate dallo stipendio dei genitori. A Dortmund sono 21mila, un numero veramente impressionante, 21mila bambini che vivono dell’assistenza della Hartz IV’.

Che Dortmund non sia una città ricca lo si vede già andando al centro commerciale: la maggior parte dei negozi appartiene a una catena della grande distribuzione, i discount vendono abiti a prezzi bassi o addirittura stracciati.

‘Se la legislazione sociale non cambiasse improvvisamente, come invece accade oggi, in modo che la gente disponesse nuovamente di ciò di cui ragionevolmente ha bisogno per vivere, penso anche ai pensionati, se tutto ciò non venisse cambiato da un giorno all’altro e chi ha lavorato per tutta una vita avesse a disposizione un’entrata finanziaria minima… ma invece questo non accade e la gente sbatte la faccia contro questo Stato’.

Klaus Milchau, un uomo abbastanza robusto con gli occhiali da sole e una giacca di pelle, è appunto un pensionato, ha lavorato 48 anni nell’industria e gli ultimi anni costruiva macchinari speciali per la lavorazione del metallo.

‘Ci trattano sempre così, come se ora vivessimo nel paese delle meraviglie dove si creano posti di lavoro dal nulla. Ma tutta la nuova occupazione è precaria, a tempo determinato. Perché anche la gente, dico io, si fa accontenta di quattro castagne secche, invece di pagare alla gente uno stipendio normale per un lavoro ragionevole, in modo che uno col lavoro possa metter su famiglia’.

La Ruhr di cui parla Grillo: pista da pattinaggio in un’ex fabbrica

La disoccupazione è la prima causa della miseria

Nel bacino della Ruhr la disoccupazione è la principale causa di povertà . E dai lavori sottopagati e precari alla disoccupazione il passo è breve. Anche Jutta Reiter, capo della centrale sindacale tedesca, la DGB, nella Ruhr orientale, pensa che  il miracolo occupazionale tedesco ai disoccupati di lunga durata della zona in realtà non li sfiori neppure.

‘A Dortmund dagli anni ’80 sono spuntati 13mila posti di lavoro nel settore universitario. Ma prendete uno che rientra nei programmi della Hartz IV e dategli la qualifica necessaria a farsi avanti quando stanno per essere creati posti di lavoro del genere… E questo è il problema che abbiamo a Dortmund e credo ci sia in tutto il bacino della Ruhr e cioè che da una parte abbiamo effettivamente un mercato del lavoro in crescita, ma nel complesso non c’è più un mercato del lavoro per le persone con una bassa qualifica’.

Un sobborgo di Bochum, un vecchio complesso di case a schiera in una strada secondaria. Saliamo su in un appartamento al primo piano, a mala pena poco più di 40 metri quadrati, ma luminoso e ben disposto. L’arredamento a un primo sguardo non dà l’idea della miseria. Ma in realtà i mobili di legno chiaro vengono dal deposito dei rifiuti ingombranti. Susanne Klein, in realtà uno pseudonimo, vive qui, sembrerebbe da alcuni anni, col ‘sussidio di disoccupazione numero 2’. In questo momento prende 404 euro al mese.

‘Tutte le volte che compri qualcosa devi rifletterci su a lungo. Che vuol dire che, anche se compri al supermercato, puoi scegliere solo le cose meno costose’.

Dopo aver interrotto gli studi da ingegnere questa ultraquarantenne finora ha avuto solo lavori occasionali, al termine dei quali è sempre ricaduta nel sistema Hartz IV.

‘Il mio punto debole è che non ho una formazione professionale completa. E alla mia età anche una riqualificazione professionale non migliorerebbe granché le mie prospettive lavorative’.

Anche solo fumare per lei è un piccolo lusso, che Susanne si concede, mentre uscire la sera normalmente non è possibile.

‘Perché con quello che prendo non mi posso permettere né il cinema, né il ristorante, né di andare a un concerto e questa situazione ti spinge a sentirti in qualche modo emarginata’.

Perciò Susanne trascorre molto tempo a casa seduta davanti al computer. Internet è ancora il mezzo di svago più a buon mercato. Susanne Klein si sente abbandonata anche dall’ufficio di collocamento. Nel bacino della Ruhr infatti di lavori per persone senza qualifica professionale ce n’è una manciata.

‘Allora, credo finora di aver ricevuto dall’Ufficio per il Lavoro un’offerta di impiego. Era un posto da camionista, ma io ho solo la patente per l’auto. Ma bisognava comunque fare domanda’.

La Ruhr di cui Grillo non parla, quella che conta…

E allora Susanne ha frequentato anche diversi corsi per imparare a presentarsi alle aziende. Ma ne ha avuto tanto poco beneficio quanto ne ha ricavato dalle altre attività di formazione dove l’Ufficio del Lavoro l’aveva spedita.

‘Ho seguito anche dei corsi all’Università Popolare per imparare a usare programmi come Word e Excel, che però non ti servono a nulla se poi non hai i soldi per comprarti i programmi’.

Perciò Susanne tira avanti coi pochi soldi che ha. Dalle offerte di assistenza, come quella di Tafel, l’organizzazione che distribuisce generi alimentari anche nella Ruhr, sta lontana. Lei non ne ha bisogno. C’è chi sta peggio infatti. Anche chi studia il fenomeno della povertà distingue tra povertà assoluta, cioè la situazione in cui si trova chi non ha da mangiare né un tetto sulla testa, e povertà relativa. La povertà relativa è la condizione di chi ha entrate inferiori al 60% del reddito medio nazionale. Una distinzione su cui si basa anche il ‘Rapporto sulla povertà’ pubblicato ogni anno dall’Ente Paritetico per l’Assistenza Sociale.

La povertà è in forte crescita

In nessun’altra regione tedesca la povertà negli ultimi 10 anni è cresciuta a un ritmo neanche lontanamente paragonabile a quello del Nordrhein-Westfalen. Nel bacino della Ruhr in particolare uno su cinque è povero, in assoluto si tratta di un milione di persone. Alcune di queste si concentrano in particolari quartieri delle città. Qui infatti le città perlopiù si dividono in una zona settentrionale povera e una meridionale benestante. Le persone agiate di solito evitano i quartieri settentrionali dove vive chi percepisce i sussidi previsti dalla Hartz IV e ci sono anche molti immigrati. Per questi ultimi la povertà presenta gli stessi rischi che per i tedeschi, semplicemente aggravati. A rischio miseria sono in particolare disoccupati, single con bambini e famiglie numerose. Un caso particolare è rappresentato dagli immigrati provenienti dall’Europa sud-orientale. Da quando nel 2007 Bulgaria e Romania sono state accolte nell’UE, molti poveri sono emigrati da quelle terre nel bacino della Ruhr.

Una visita al Comune di Dortmund per una rapida intervista improvvisata. Birgit Zoerner, dei servizi sociali, ha poco tempo. Questa donna di bassa statura, con le lenti sottilissime e i capelli corti, non è molto nota al grande pubblico, ma riceve inviti in tutto il paese, poiché dirige un gruppo di lavoro dell’Unione dei Comuni che si occupa di migrazioni economiche.

‘Si può dire che città della Ruhr come Duisburg, Gelsenkirchen, Dortmund e Hamm hanno problemi simili, che riguardano sia  gli enti di formazione sia altri ambiti. Ci sono città del sud, come Monaco, dove arrivano persone molto qualificate. Là hanno anche una tradizione di migrazioni dalla Romania e dalla Bulgaria, diversamente da qui nella Ruhr. E non hanno problemi di integrazione nel mercato del lavoro di proporzioni simili alle nostre’.

Immigrati economici: per integrarli ci vogliono generazioni…

Nella Ruhr invece sono arrivate dall’Europa sud-orientale persone che non sanno neanche leggere né scrivere, figuriamoci se hanno un titolo di studio. Integrare queste famiglie richiederà generazioni, osserva la Zoerner:

‘Se hanno un curriculum scolastico regolare e, una volta in Germania, ricevono un’istruzione e imparano la lingua, i bambini hanno davanti a sé la prospettiva di integrarsi nel nostro mercato del lavoro. Per i genitori invece sarà molto difficile’.

Anche i profughi costano parecchio ai comuni della Ruhr, infatti il governo regionale del Nordrhein-Westfalen copre i costi per la loro sistemazione semplicemente con un forfait, mentre il resto devono pagarlo le città. L’opposto che in Baviera, ad esempio, dove il Land si assume tutti i costi.

– ‘1,2,3,4,5,6 …’

– ‘Impariamo a fare così’

– ’Sì, ho capito’.

– ‘Ci esercitiamo a fare così’

– ’Ma cosa contate?’

– ‘Le porzioni. Che la verdura si abbini al pane. Che ci siano tante porzioni di verdura quanti pezzi di pane’.

– ‘Che ogni bambino abbia la sua razione di cibo sano’.

Ore 7 della mattina a Gelsenkirchen. Cinque donne e un uomo preparano la colazione per scolari poveri o trascurati, che altrimenti passerebbero un’intera giornata senza merenda.

– ‘Al momento sono 525’.

– ‘Oggi merenda a base di pane con formaggio, salsiccia e verdura. A volte diamo frutta e a volte verdura. Varia molto a secondo dei giorni’.

– ‘Abbiamo del buon pane vecchio di qualche giorno e compriamo salsicce e formaggi genuini. Non sono dono di privati. Li compriamo da Tafel, perché badiamo anche alla qualità degli alimenti. Vogliamo davvero prenderci cura dei bambini nel modo migliore’.

A Gelsenkirchen vive il 40% dei bambini che ricevono il sussidio previsto dall’Hartz IV. Anche  a Duisbrug, a Dortmund o a Essen sono più del 30% del totale. Molti vanno a scuola con salsicce al curry o patate fritte del giorno prima. Altri dovrebbero stare l’intera giornata a pancia vuota se a scuola non ci fosse la mensa. I volontari mi spiegano come funziona:

– ‘Se alle 8 di mattina è tutto pronto, allora siamo in orario. I panini sono pronti per partire’.

– ‘Non devono diventare gommosi, devono rimanere freschi’.

– ‘L’autista deve distribuirli alle scuole’.

– ‘Ora preparo un pacco coi panini che devono viaggiare più veloce. E poi inizio il mio giro. Dura più di due ore’.

– ‘Lei quante scuole rifornisce?’

– ‘Solo 15, ma sono sparse in tutta la città’.

L’autista Friedhelm Fischer percorre circa 100 chilometri al giorno. Quando lui ha finito di consegnare i generi alimentari destinati ai bambini, alla mensa di Gelsenkirche entrano in azione gli adulti che vi prestano servizio. Antonia Matjas e Edwina Fischer, ad esempio, danno una mano come volontarie.

– ‘Io mi occupo di fare provviste di cibo. Qui ci portano verdura, frutta, pane, formaggio, salsicce e qualunque altro tipo di alimento. Finito lì aiuto anche qui alla mensa, dove andiamo avanti fino alle 14,30. Anche loro mi spiegano come funziona.

– ‘Ci sono lunghe code?’

– ’Sì, certo’.

– ‘Code molto lunghe. Tutto intorno all’edificio. Da qui a là. E’ sempre molto affollato’.

– ‘Ma gli assistiti aumentano o diminuiscono?’

– ‘Al momento abbiamo 230 clienti al giorno. E purtroppo diventano sempre di più’.

L’assistente alla mensa Jutta Klingbeil conosce molto bene le preoccupazioni degli assistiti perché anche lei ha un reddito insufficiente:

‘Se non sai più dove sbattere la testa e tutto costa sempre di più e non ti rimane più nulla per vivere, allora non hai altra scelta che venire qui. Quanti ne vedi in giro a raccogliere bottiglie? Sono pensionati. Di recente ho incontrato una signora anziana al supermercato della Rewe. Contava e contava i soldi per la spesa e per arrivare al totale le mancavano pochi spiccioli. Mio Dio! Cosa doveva fare la nonna a quasi 90 anni? Mi ha fatto così pena che ho pagato io quello che mancava, un paio di centesimi. I pensionati poveri qui alla mensa invece non vengono. E’ troppo brutto, sono troppo orgogliosi o semplicemente non hanno più la forza’.

Oberhausen: la desolazione in pieno centro

La Marktstraße a Oberhausen, la strada dello shopping nel centro città. Qui la situazione sembra persino peggiore che a Dortmund. Là infatti almeno ci sono grandi centri commerciali e negozi dei principali marchi. A Oberhausen invece troviamo solo discount di abbigliamento e negozi del tipo ‘tutto a un euro’. ‘L’outlet dello sbarazzo. Sconti fino al 70%’. c’è scritto in una vetrina. ‘Buono buono’ promette una bottega con cibo a buon mercato. Di botteghe familiari se ne trovano più poche nelle strade secondarie. Una è quella di Barbara Konrad. Vende biancheria intima di marca per signore da 26 anni.

‘Questi negozi dove compri tutto a un euro prendono sempre più piede perché c’è sempre più gente che non ha alternativa a comprare lì. Ma tanti più ne aprono, tanto peggio diventa il centro’.

I negozi migliori si sono spostati tutti nel Centro, così si chiama il più grande centro commerciale e di divertimento in Europa. Vent’anni fa lo hanno aperto fuori dal centro città, in una vecchia zona industriale, che ora hanno ribattezzato Neue Mitte.

‘Nel fine settimana arrivano anche gli autobus. Ne arrivano un sacco dall’Olanda. Non ho ancora capito se comprano poi così tanto, perché in fondo questo tipo di negozi c’è in tutto il mondo. Io non ne ho più bisogno’.

Ma in centro ne avrebbero bisogno, vuol dire la commerciante, insomma che Oberhausen trascura il proprio centro città. Al Comune questa lamentela è ben nota:

‘In centro abbiamo bisogno di fornire opportunità per il tempo libero. Con le iniziative culturali potremmo spostare grandi quantità di persone, poi abbiamo bisogno di parcheggi, di negozi, di lavoro. I centri cittadini devono essere puliti e attraenti. Ed è proprio ciò per cui lavoriamo, ma con gli scarsi mezzi a disposizione è molto, molto difficile’.

Apostolos Zalastras – 51 anni, capelli corti, camicia azzurra e cravatta a tinte spente, ride e si appoggia allo schienale della sedia. Non tende né a drammatizzare né ad addolcire la pillola. Da cinque anni è il tesoriere del Comune. In una delle città più indebitate della Germania potrebbe a buon diritto bloccare ogni proposta che comporti nuovi debiti. Oberhausen invece attinge ancora fondi dal cosiddetto ‘Patto regionale di sostegno alle città indebitate’, solo quest’anno ne ha presi per oltre 50 milioni di euro. La città siede ancora su una montagna di vecchi debiti che ammonta a quasi due miliardi. La crescita economica tedesca qui non ha lasciato traccia, osserva il tesoriere Tsalastras:

‘Qui nella Ruhr, se consideriamo la nostra situazione economica, dobbiamo semplicemente dire che non abbiamo registrato una tendenza alla crescita come altrove. La grande industria, in particolare il settore energetico, è in crisi e questo ha un effetto immediato sull’intera regione.  D’altra parte noi qui non abbiamo una forte presenza del ceto medio, che oggi rappresenta il vero puntello su cui si appoggia l’economia in tutto il paese’.

Oberhausen risparmia come può

A Oberhausen il tesoriere negli anni passati ha risparmiato, col via libera della politica, su tutto: cultura, sport, occupazione giovanile e in generale in tutto il campo dell’amministrazione pubblica. Le piscine sono state chiuse, le imposte sul reddito e sulle attività aumentate, ma questo tipo di politica deve avere dei limiti, ci spiega:

‘Ciò che assolutamente dobbiamo evitare è che le cose vadano a finire come in Francia, dove nelle banlieue non ci sono più attività, la gente vive soltanto e sono solo gli assistiti dai servizi sociali. Se anche noi qui dovessimo andare seguire quella china, allora finiremmo per avere anche noi lo stesso tipo di relazioni sociali.

In altre città della Ruhr i vincoli di spesa hanno prodotto bizzarri risultati. Ad esempio ad Hagen:

Nosferatu, una sinfonia di grigi, un classico del film muto. Qui le musiche del film sono state rifatte dal compositore Bernd Wilden, che ha diretto l’Orchestra Filarmonica della città di Hagen. La città, situata ai margini del bacino della Ruhr, oltre al Teatro dell’Opera gestisce ancora una compagnia di danza e un teatro di prosa. Ma a causa della disastrosa situazione di bilancio il teatro dal 2018 subirà tagli drastici, un milione e mezzo l’anno. Lo scrittore e cabarettista Cristoph Rösner ha lanciato una petizione online per salvare il teatro di Hagen. Chiusura di alcuni reparti oppure solo spettacoli di compagnie ospiti, cioè un teatro senza una propria compagnia, una prospettiva da film horror per Christoph Rösner:

‘Gli uomini d’affari di Hagen, con cui io sono in contatto, da loro ho trovato realmente porte aperte. Perché a loro, a differenza della politica, è assai chiaro che cosa significherebbe non solo per il teatro, ma anche per le persone, le quasi 300 persone che qui ci lavorano abbandonassero la città volenti o nolenti. Non riesco a immaginarmi che rimangano in città, magari perché è così bella, quando il teatro non ci sarà più’.

Molti progetti inutili

Che le città, anche se molto indebitate non debbano essere strangolate dai tagli, qui nella Ruhr lo si sente da più parti. Ad esempio a Essen:

6 giugno 1955. I biancorossi della locale squadra di Essen vincono il campionato di calcio tedesco. A qualche decennio di distanza lo storico club è molto lontano dai vertici della classifica. E così lo stadio è fatiscente. La città ha deciso di ricostruirlo, ma la squadra non può permetterselo. Il costo complessivo dell’opera ammonta a 43 milioni di euro. Per il funzionamento la città ha stanziato mezzo milione l’anno. Reinhard Paß, sindaco all’epoca in cui il consiglio comunale prese la decisione, la difende:

‘Come città ovviamente dal punto di vista finanziario siamo a terra, questo lo sappiamo tutti. Ma qui si tratta anche di costruire un futuro e di non basarlo solo sull’attuale situazione di indebitamento e di tagli. E perciò il nuovo stadio è un investimento importante, che può far bene anche al futuro della nostra città’.

Ma possono città così indebitate caricarsi davvero dei costi di simili imprese? Essen non è un caso unico. A Dortmund il Comune qualche anno fa ha deciso di acquistare un vecchio palazzone un tempo adibito a fabbrica di birra, per preservarlo dalla demolizione e di ristrutturarlo e adibirlo a centro artistico e culturale. Costo complessivo dell’operazione Dortmunder U, circa 100 milioni di euro, mentre la gestione costa circa 10 milioni l’anno. Spese superflue? Per il tesoriere comunale di Oberhausen non è questo il cuore del problema:

‘Non possiamo escludere che una città in qualunque luogo possa commettere degli errori di valutazione. Ma non è questo il problema principale. Non sono questi i pesanti fardelli che abbiamo sulle spalle. Il vero peso per noi è la spesa sociale. Se solo prendo in considerazione i costi che sosteniamo per gli alloggi, di cui solo una piccola parte ci viene rimborsata,ormai siamo arrivati a 65 milioni di euro in una città con 210mila abitanti. Questa è pura follia. Ed è questo il peso più grande per noi. Se non dovessimo far fronte a questa spesa potremmo anche investire sul futuro della città e gestire molti più progetti di sviluppo. Ma questo semplicemente non è possibile perché non ci sono i soldi’.

Il 40% per i servizi sociali

Il 40% delle spese a Oberhausen sono per i servizi sociali, circa 300 milioni di euro. In tutta la Ruhr la situazione è analoga. La povertà delle persone determina la povertà dei Comuni. Tuttavia per Apostolos Tsalastras i soldi non bastano:

‘Da noi l’85% dei percettori di sussidi legati all’Hartz IV è composto da disoccupati. Con le misure previste dall’Agenzia Federale per il Lavoro non riusciamo a integrarli nel mercato del lavoro, il che significa che abbiamo bisogno di aiuto per l’occupazione, che gestiamo come Comuni o insieme all’Agenzia federale. Dobbiamo assolutamente far rientrare la gente nel mondo del lavoro.

Lo pensa anche Jutter Reiter della DGB di Dortmund. Negli anni ’80 in città c’erano ancora 30mila posti di lavoro con basse mansioni in più rispetto a oggi:

‘C’è lavoro. C’è lavoro che deve essere fatto ed è assolutamente necessario e urgente per la coesione sociale, ma nessuno vuole pagare i costi’.

E naturalmente, basta con l’Hatrz IV, perché questa legge accentua la povertà della popolazione e dei comuni. E così si continuerà a manifestare con le proteste del lunedì a Duisburg, Hagen, Essen, Herne, Bottrop, Bochum, Witten e Recklinghausen.

Di ritorno a Dortmund, dove la manifestazione del lunedì sta per finire.

‘E perciò chiediamo: no all’irrigidimento delle sanzioni per chi ha un sussidio e abolizione delle sanzioni. Basta con le leggi del pacchetto Hartz, per un salario di disoccupazione e sociale con cui sia possibile vivere in modo dignitoso. Così oggi ufficialmente per me si chiude la manifestazione de lunedì. Ci vediamo la settimana prossima. Ciao’.

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