TPL Aggressioni sui bus: stanno aumentando e perché?

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Anche viaggiare sui mezzi pubblici sta diventando pericoloso? A giudicare dai numerosi episodi di aggressioni ai danni di mezzi, lavoratori e passeggeri sembrerebbe di sì, ma il fenomeno va analizzato con attenzione, cercando di capire se sia in crescita e quali siano le ragioni. Lo abbiamo fatto parlando con lavoratori e rappresentanti sindacali delle maggiori aziende di trasporto pubblico locale.

Solo nell’ultima settimana sono stati tre gli episodi di aggressione ai danni di mezzi e personale di aziende del trasporto pubblico locale . A Napoli, nel quartiere di Scampia, il 10 marzo due adolescenti hanno lanciato due sassi contro un mezzo dell’ANM, 20 giorni dopo due analoghi episodi: prima una quindicina di ragazzi che aveva vandalizzato un autobus e poi un uomo che aveva preso a bottigliate il parabrezza di un altro. A Monza il 12 aprile un autista della Net è stato colpito in faccia da un ragazzo privo del biglietto, mentre a Milano una agente di stazione della metropolitana era stata aggredita da un uomo mentre abbassava la saracinesca di accesso allla stazione, chiusa per lo sciopero dell’8 marzo. Ma la casistica è più ampia. Nelle scorse settimane ad esempio le organizzazioni sindacali dell’ATAF di Foggia hanno annunciato che gli autisti si rifiuteranno di prestare servizio per portare i tifosi allo stadio, dopo gli episodi di vandalismo avvenuti in occasione della partita Foggia-Benevento, costringendo la società a mettere sul piatto un’indennità aggiuntiva di 50 euro e la maglietta del calciatore del Foggia Kragl per convincerli a fare un passo indietro.

Quello delle aggressioni è un fenomeno preoccupante, che rende ancor più difficile il lavoro già stressante di chi guida intere giornate nel traffico caotico delle grandi città italiane, in aziende sempre più malandate e colpite dai tagli ai finanziamenti statali e dall’applicazione di logiche di mercato a un servizio fisiologicamente in perdita, ma fondamentale per la società e la stessa economia. Ad alcuni lavoratori e rappresentanti sindacali delle maggiori aziende di trasporto pubblico italiane, abbiamo chiesto che cosa ne pensano, se a loro avviso si tratta di un fenomeno in crescita e quali sono le ragioni.

‘E’ un fenomeno complesso, con molteplici ragioni, ma certamente pesa in modo significativo il peggioramento della qualità del servizio. In altre parole c’è una proporzionalità diretta tra i tempi di attesa alle fermate, i tagli alle linee e in generale quantità e la qualità di servizio erogato e gli episodi di aggressioni, verbali o fisiche, agli autisti, che si trovano a essere esposti alla rabbia di cittadini esasperati senza avere responsabilità, visto che i tagli non li decidono i dipendenti, anzi’, spiega Michele Schifone, RSU dell’Unione Sindacale di Base (USB) alla GTT di Torino e tra i responsabili del gruppo Telegram ‘Tranvieri’, che due volte la settimana diffonde una rassegna stampa sul trasporto pubblico locale in Italia registrando ogni volta nuovi episodi di aggressioni più o meno violente. ‘Ma scontri e litigi sono all’ordine del giorno anche tra passeggeri, perché si viaggia in condizioni sempre peggiori’, aggiunge.

‘A Genova negli anni passati si sono registrati alcuni episodi di aggressione ad autisti e anche di passeggeri ad altri passeggeri, ma ultimamente la situazione si è tranquillizzata e abbiamo altri problemi’ spiega Simone Solati, autista dell’AMT Genova, l’azienda comunale che da agosto è in prima linea per garantire il servizio a una città  con una viabilità martoriata dal crollo del Ponte Morandi. ‘Su alcuni degli autobus in arrivo, pagati coi soldi del Decreto Genova, saranno installate cabine blindate per gli autisti, ma si tratta di una scelta che non è legata a un recrudescenza del fenomeno negli ultimi tempi’, aggiunge.

E’ difficile trovare dati statistici per capire se si tratti di un fenomeno in crescita, ma i dati diffusi da qualche azienda sembrano confermare che in realtà non siamo di fronte a un’escalation di aggressioni. A Milano, secondo ATM, nel 2018 le aggressioni al personale sono state 59, quasi due terzi in meno rispetto alle 154 registrate nel 2013. Un miglioramento che l’azienda attribuisce in particolare al sistema di videosorveglianza, con 1.700 telecamere, sulle oltre 6.000 gestite dall’azienda, installate sui mezzi.

‘A Firenze la situazione è abbastanza tranquilla. Ci sono episodi di bande di ragazzi che salgono in autobus, si mettono dietro e schiamazzano, problemi tra passeggeri e dipendenti, in particolare per i controllori che si imbattono in passeggeri senza biglietto, ma credo che si tratti di un fenomeno più marcato in alcune grandi città con situazioni di degrado più gravi della nostra’ è l’opinione di Alessandro Nannini coordinatore della RSU dell’ATAF di Firenze ed esponente della Confederazione Cobas, una delle prime aziende di trasporto pubblico locale di una grande città a essere privatizzata, con la cessione a BusItalia (gruppo Trenitalia) negli anni in cui sindaco era Matteo Renzi. ‘E’ vero però che i lavoratori del trasporto pubblico sono sempre più il bersaglio di cittadini esasperati perché aziende come la nostra, che sono nate per fornire un servizio, sono diventate aziende come tutte le altre, che fanno il servizio semplicemente per guadagnare quattrini’.

‘In realtà anche a Roma non possiamo parlare di esplosione del fenomeno, anzi, la situazione tutto sommato, è abbastanza tranquilla’, spiega Michele Frullo, autista dell’ATAC e portavoce di USB. Sulle cause ‘C’è ovviamente la delinquenza, ma è vero che il fenomeno è accentuato dal peggioramento del servizio. Lo conferma il fatto che subito dopo l’elezione della Raggi a Roma il clima sui mezzi pubblici per qualche mese era migliorato, perché in qualche modo la gente si aspettava dei cambiamenti o comunque stava in attesa di vedere cosa sarebbe successo, anche se alla fine non è successo niente. Qui poi negli ultimi tempi c’è stato un forte aumento dei controlli ed è chiaro che questo aumenta la conflittualità coi passeggeri sprovvisti di biglietti’. A differenza degli stereotipi più di moda però, osserva Frullo ‘E’ facile che a creare problemi siano più gli italiani, perché sanno che se salgono senza biglietto vengono portati in Questura e prima o poi la multa a casa gli arriva. E non capita di rado che a prendersi la multa sia la signora dei Parioli che prende l’autobus per andare a fare la spesa e non timbra con la scusa che il servizio non funziona’. Soluzioni? ‘Anche di recente in Prefettura ci hanno detto che introdurranno una app che permetterà di segnalare in tempo reale eventuali problemi di sicurezza a bordo e di far arrivare celermente le forze dell’ordine, ma non è che la cosa mi faccia stare molto tranquillo, perché se mi menano non è che ho tempo di prendere il telefonino’.  ‘Quello che chiediamo è di migliorare il servizio, a partire dalla viabilità, che è una delle principali cause dei ritardi per cui la gente si arrabbia. Qui a Roma ci sono strade dove c’è la “seconda fila atavica”, i vigili lo sanno e il Comune finora ha fatto tanti tavoli ma non ha risolto il problema’.

Vincenzo Ezio Lucchese è un autista dell’ANM di Napoli, che nel giugno del 2016 venne aggredito a un bar nei pressi di un capolinea, durante una pausa in un turno serale. ‘L’aggressore mi spaccò un bicchiere in faccia e dovettero portarmi in ospedale e darmi 30 punti. Ma nel mio caso posso dire che non si trattava né di un utente esasperato né di un delinquente, ma di una persona con seri problemi’, ci spiega Lucchese. ‘Un cittadino, per quanto arrabbiato per i ritardi e i disservizi non si esporrebbe a un rischio di quel genere’. Ma il problema c’è e oltre alle aggressioni fisiche ci sono le aggressioni verbali che sono all’ordine del giorno. ‘In ogni turno capita anche più di una volta che la gente si sfoghi con noi perché c’è qualcosa che non funziona. Dal punto di vista sociale è comprensibile che sia così, ma il problema è che non è responsabilità nostra se le cose non funzionano’, ci conferma Adolfo Vallini, anche lui autista dell’ANM e responsabile di USB, ‘ed effettivamente negli ultimi tempi la sensazione è che sia un fenomeno che cresce man mano che peggiora il servizio. Quest’anno, tra ferro, gomma e soste, in ANM siamo già a una decina di aggressioni’. E sricorda che il problema non riguarda solo gli autobus e solo i lavoratori. ‘Di recente abbiamo avuto l’episodio, gravissimo, dello stupro ai danni di una ragazza in una stazione dell’EAV, la società del trasporto pubblico regionale, che è stato il seguito di un tentativo avvenuto 15 giorni prima’, ricorda Vallini. ‘Qui viene fuori anche un altro problema e cioè che i costi della sicurezza vengono tagliati. Le stazioni spesso, soprattutto in periferia, sono deserte, i servizi di guardianaggio vengono tagliati e spesso tocca ai dipendenti di occuparsi della sicurezza, anche se non è il loro lavoro. Per quanto riguarda ANM le stazioni per fortuna sono tutte presidiate, ma quelle dell’EAV no. Ci si affida sempre di più alla videosorveglianza, ma il problema è che se metti le telecamere poi ci vuole qualcuno seduto davanti a un monitor che controlli ed eventualmente avvisi subito la polizia o i carabinieri’.

Il problema del resto non si limita al trasporto pubblico locale. ‘In ferrovia posso dire che la situazione è drammatica, rispetto a qualche anno fa c’è stato sicuramente un peggioramento e credo che in pratica ogni giorno si verifichi un’aggressione ai danni di un capotreno’, spiega Marco Bellicano, macchinista di Trenitalia ed esponente del sindacato OR.S.A in Liguria, ‘anche se ormai sono talmente tante che solo le più gravi vanno a finire sui giornali. Pochi giorni fa su un treno ligure una collega è stata aggredita da dietro, presa per i capelli, buttata per terra e presa a calci dopo aver chiesto di togliere i piedi dalla poltroncina a un’utente, ma non ne ha parlato nessuno’. E aggiunge che ‘le aggressioni avvengono soprattutto sui treni regionali e intercity, mentre sulle frecce la situazione è più tranquilla’. A conferma che la qualità del servizio è un fattore cruciale.

Infine sulla sicurezza sui mezzi pubblici incidono anche altri fattori. Il fenomeno ribattezzato dei ‘flambus’, degli incendi a bordo degli autobus, non riguarda soltanto l’ATAC, come sembrerebbe dalle cronache. Ogni settimana i roghi ai autobus colpiscono in modo indifferenziato nord, centro e sud, perché i tagli alle manutenzioni sono un fenomeno ormai generalizzato. A Torino a gennaio la Procura ha aperto un’indagine, dopo una serie di episodi ravvicinati. Nel 2018 sarebbero 18 i roghi di mezzi della GTT. A Milano invece la magistratura ha deciso di aprire un fascicolo dopo che nell’arco di pochi giorni si erano verificati ben tre casi di brusche frenate della metropolitana, con feriti e contusi tra i passeggeri. Insomma anche prendere un autobus o la metropolitana per andare a lavorare o a scuola sembra sia diventato rischioso ed è normale che ciò contribuisca ad alimentare una percezione di insicurezza già diffusa cresca e c’è chi su questa insicurezza gioca, anche sul piano politico.  Proprio per questo il fenomeno andrebbe monitorato, analizzato nel dettaglio, compreso e affrontato alla radice. Per chi su quei mezzi ci lavora innanzitutto investendo sul servizio.

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