Newsletter220422: Tempo da lupi

GUERRA L’ipocrisia, la manipolazione della realtà e il doppiopesismo sono una componente fondamentale di ogni guerra e l’Ucraina non fa eccezione. Amedeo Rossi fa un’approfondita e documentata disamina di questo aspetto del conflitto, partendo da una riflessione sulle radici sociali del putinismo come reazione agli anni della perestrojka. CULTURA Se ne è andato Valerio Evangelisti. Piero Acquilino ci ricorda che oltre che autore di romanzi e racconti è stato anche uno storico del movimento operaio che ci ha lasciato contributi originali, anche se meno noti.

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Newsletter120422: CIBO&ENERGIA La guerra economica mondiale è già iniziata

ECONOMIA DI GUERRA In Italia per ora se ne parla soltanto, ma nel resto del mondo – dall’Africa al Medio Oriente fino all’America Latina – le conseguenze della “guerra economica mondiale” si fanno sentire: penuria di beni di prima necessità e inflazione scatenano rivolte e scioperi. Nello Sri Lanka e in Perù i governi hanno decretato lo stato di emergenza. Foreign Policy avverte: le tensioni sui prezzi dei generi alimentari da sempre si accompagnano a disordini e instabilità politica e stavolta le conseguenze potrebbero essere ben più aspre di quelle delle primavere arabe di un decennio fa. Nel frattempo in Italia, mentre Draghi chiede di scegliere tra Pace ed energia e il ministro Cingolani a proposito degli aumenti tariffari parla di truffe, scopriamo che le prime a speculare sono le imprese pubbliche. Ne parliamo col presidente dei piccoli azionisti di IREN, la multiutility dei comuni di Genova, Torino, Parma e Reggio Emilia.

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Newsletter290322: Armare Zelenski dopo aver armato Putin

GUERRA&ARMAMENTI Diversamente dall’idea che ci viene veicolata in questi giorni il riarmo italiano non inizierà a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, ma è già iniziato da tempo, così come le scelte dell’industria militare nazionale e dei governi (a cui spetta autorizzare le esportazioni) non sembrano essere mai state influenzate da considerazioni circa il tasso di democrazia degli Stati acquirenti. L’Italia ha venduto mezzi militari alla Russia di Putin persino dopo l’entrata in vigore dell’embargo del 2014, alcuni dei quali sono finiti a milizie sciite in Siria, altro oggi sono sui campi di battaglia dell’Ucraina. Quanto all’embargo europeo, anch’esso si ispira alla vecchia massima latina “pecunia non olet”. Eppure oggi in Italia vi sarebbero le forze per una contestazione di massa della politica del governo e alcuni casi internazionali, nel pieno della pandemia, mostrano che la riconversione dal militare al civile è possibile. Ne parliamo con un ricercatore del SIPRI di Stoccolma e con Gianni Alioti, ex responsabile dell’ufficio internazionale della FIM CISL.  

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Newsletter250322: Zelenski, l’eroe che cancella i contratti di lavoro

QUALE DEMOCRAZIA? L’attuale dibattito sullo scontro tra democrazia e dittatura e sulla “legalità internazionale” visto da due diversi punti di vista, ma con risultati analoghi. Nel primo articolo raccontiamo come alla vigilia della crisi culminata con l’invasione russa il presidente ucraino Zelenski stesse cercando di cancellare i contratti collettivi, liberalizzare i licenziamenti ed emarginare il sindacato, violando accordi e standard internazionali a tutela dei lavoratori. Intanto, protetto dal clamore della guerra in Ucraina, il premier socialista spagnolo Sanchez consegna il Sahara Occidentale al Marocco, violando il mandato di decolonizzare quel territorio conferito alla Spagna dall’ONU. Una flagrante rottura della legalità internazionale ai danni di un popolo da sempre “aggredito”, ma a cui però nessuno fa caso e che oggi si intreccia col tema della competizione per il gas naturale.

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Newsletter110322: Chi arma gli ucraini non li aiuta, li usa

GUERRA Giornalisti d’assalto, intellettuali, conduttori e ospiti dei salotti tv: tutti pronti a perorare la causa della linea dura con Putin e dell’invio di armi a Kiev e a gettare su chi non indossa l’elmetto l’ombra del sospetto: colluso col nemico? Un intervento di Marco Veruggio denuncia: inviare armi agli ucraini non significa essere solidali, ma cercare di sfruttarne la resistenza per i propri fini. Da Genova un documento firmato da dirigenti politici, sindacali, dell’associazionismo ricollega l’impegno internazionalista contro la guerra a un episodio di 100 anni fa, l’assalto squadrista alla sede del quotidiano socialista “Il Lavoro”.  SINDACATO In Colombia anche essere iscritti al sindacato negli stabilimenti delle ditte d’appalto di Coca Cola significa essere in guerra, una guerra sociale. Lo denunciano a Elena Rusca i dirigenti di Sinailtrainal, da anni vittime di minacce, assassini, sequestri, spionaggio e persecuzioni.

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Newsletter080322: UCRAINA La sfida per l’economia globale si tinge di sangue

CAPITALISMO&GUERRA Aldilà dei suoi esecutori materiali la guerra rappresenta l’esplodere di tensioni latenti nella sfida per l’egemonia economica globale, che non sempre la diplomazia non riesce a contenere. Come ci spiega Elena Rusca, traendo spunto da una riunione dell’ONU sulla crisi ucraina, in un’economia in cui tutto è merce e persino le agenzie che si occupano di soccorrere le vittime dei conflitti armati agiscono come “imprese umanitarie”, le ragioni delle guerre sono in larga misura legate all’accaparramento di materie prime e mercati di sbocco per i propri prodotti. E come documenta l’ultima inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalism, The Ericsson List, può capitare che mentre le cancellerie occidentali demonizzano il proprio nemico del momento le loro aziende, al riparo dai riflettori, concludano affari con lui, persino se quel nemico si chiama ISIS.

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Newsletter040322: ROMA Per bloccare lo sfratto interviene l’ONU

CASA Chi gestisce i complessi di edilizia agevolata costruiti nella Capitale coi soldi pubblici e con quali conseguenze per gli inquilini? Il caso di una signora ultraottantenne romana che a febbraio è stata salvata dallo sfratto dall’intervento dell’Alto Commissario dell’ONU ci ha offerto lo spunto per cercare di rispondere a questa domanda. UCRAINA Nel 2019 il governo ha approvato una legislazione del lavoro che viola le regole dell’OIL e della legislazione sociale dell’UE e ha innescato uno scontro col sindacato che ha visto le ultime manifestazioni svolgersi poco che scoppiasse la crisi.  In una breve intervista un sindacalista di Kiev parla della condizione dei lavoratori ucraini in guerra, ma dice anche che il conflitto spazzerà via dall’agenda politica i diritti dei lavoratori.

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Newsletter010322: Le possibili conseguenze della guerra

GUERRA&ARMI UE e Italia invieranno armi all’Ucraina. Come spiega la nota di Piero Acquilino è uno dei tanti effetti di un periodo storico in cui, finita l’era deterrenza nucleare, il tema strategico centrale è diventato come fare la guerra senza che questa si trasformi in conflitto totale, in un mondo in cui le fitte trame di legami economici tra paesi sviluppati rendono sempre più difficile fare la guerra senza innescare una reazione a catena. Le armi sono anche lo strumento attraverso cui il complesso militar-industriale americano maneggia somme colossali di denaro pubblico, nel 2021 quasi 800 miliardi di dollari, quasi metà del PIL italiano, e ne ricavano profitti miliardari e potere. Il business delle armi, tuttavia, ingrassa anche l’industria bellica italiana, come ci racconta il secondo reportage di Elena Rusca dai campi minati del Sahara occidentale.

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Newsletter250222: Ucraina, il mondo del WTO finisce a Kiev

GUERRA Alcune nostre considerazioni iniziali sulla guerra in Ucraina: i protagonisti, chi ne esce bene e chi male, almeno per il momento, la prospettiva e le conseguenze più di lungo termine. Inoltre una lunga analisi, scritta prima dell’invasione, da un analista russo, sulle possibili ripercussioni dell’occupazione sugli assetti interni della Russia, un paese sospeso tra il ricordo della potenza passata e un’economia che non è in grado di offrire agli ucraini sostanziali miglioramenti delle proprie condizioni di vita.

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Newsletter220222: Saharawi, un popolo dimenticato in un limbo silenzioso

SAHARA OCCIDENTALE I Saharawi, gruppo etnico che abita nell’ex colonia spagnola contesa da Marocco e Mauritania, luogo di traffici, ma anche custode di risorse economiche rilevanti, da quasi mezzo secolo vivono tra guerra, miseria e oppressione, nel quasi assoluto silenzio. Dai campi profughi nel sud dell’Algeria Elena Rusca ricostruisce la loro storia e parla dei più recenti sviluppi con Buhubeini Yahya Buhubeini, direttore della Mezzaluna Rossa Saharawi. UCRAINA Per comprendere la situazione ucraina è utile conoscere il contesto economico e sociale in cui si sviluppa lo scontro tra la Russia, il governo di Kiev e i loro alleati. Un articolo dell’economista Michael Roberts ci dipinge un paese che il tasso di diseguaglianza e la crescita del PIL pro capite rendono più simile a uno Stato dell’Africa centrale piuttosto che europeo.

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