Newsletter010618: Berlino discute il suo piano B

POLITICA Visto il livello del dibattito politico sull’Europa e l’euro a cui abbiamo assistito in questi giorni, ci è sembrato che fosse utile mettere a disposizione dei nostri lettori alcuni elementi che aiutassero a collocare la questione nel giusto contesto. Non siamo di fronte a uno scontro biblico tra il bene e il male ma a un confronto tra posizioni contrapposte all’interno dell’establishment su una scelta contingente: la costruzione di un polo politico-economico capitalistico europeo in grado di rivaleggiare con gli USA e potenze emergenti come Cina e India. Una scelta presa nel secondo dopoguerra, che non rappresenta la prima esperienza di unione monetaria nel Vecchio Continente, e che è al centro di un dibattito internazionale, non solo in Europa ma nel mondo. A marzo a Berlino si è svolto un convegno organizzato da alcune tra le più seriose istituzioni economiche tedesche e con la partecipazione di alcuni tra i più noti consiglieri di Angela Merkel, sul tema di una possibile rottura dell’euro. La proposta emersa dal convegno è la stessa che ha suscitato scandalo quando è uscita la notizia che se ne accennava nel ‘contratto di governo’ Lega-CinqueStelle: l’introduzione di una procedura di uscita dall’euro per i paesi-membri. Il miliardario George Soros invece ha pubblicato nei giorni scorsi un articolo in cui analizza, dal suo punto di vista, le ragioni della crisi del processo di unificazione europea, ne individua tre vulnerabilità – migrazioni, austerity e disgregazione territoriale – e indica con decisione la sua ricetta per curare la malattia. Insomma nel mondo si discute della crisi europea. Pare che solo in Italia discuterne sia fonte di scandalo. Ma come sempre i tabù non fanno che suscitare simpatia nei confronti di chi, a ragione o a torto, vi si oppone. IRLANDA Dopo la vittoria del sì nel referendum sull’aborto di cui ci siamo occupati la settimana scorsa escono alcuni dati interessanti sulla distribuzione territoriale del voto e sulla composizione sociale e anagrafica di chi ha votato sì.

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