TRASPORTI Giovani, una sfida per il sindacato

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Intervista a un autista neoassunto alla GTT di Torino

L’ATAC ha recentemente avviato le procedure per l’assunzione di circa 400 persone, 250 autisti e 150 meccanici, ma anche altre aziende di trasporto pubblico locale stanno bandendo concorsi per rinnovare i propri organici sostituendo chi va in pensione. E con le nuove regole pensionistiche è probabile che il meccanismo delle assunzioni si rimetta in moto, non solo nei trasporti. Non c’è solo quota 100. A gennaio una circolare dell’INPS infatti ha reso noto che le aziende che si impegnano tramite accordo sindacale ad assumere possono anticipare quota 100, lasciando a casa il personale che al 31 dicembre 2018 aveva maturato 59 anni di età e almeno 35 di contributi (quota 94), con un assegno straordinario erogato tramite i fondi si solidarietà fino alla maturazione di quota 100. Un mese fa il trasporto pubblico ha fatto da apripista: a Olbia CGIL CSIL UIL e FAISA hanno siglato con l’azienda ASPO il primo accordo di questo tipo a livello nazionale.

Preso atto che si tratta di un fatto positivo, sia per chi va in pensione sia per chi ottiene un posto di lavoro, c’è una ragione economica che rende particolarmente vantaggioso anche per le aziende accedere a questo tipo di procedura: sostituire i dipendenti anziani con lavoratori giovani, più freschi, meno costosi e soggetti a una disciplina più rigida. Una condizione che costringerà questi neoassunti a prendere rapidamente coscienza della necessità di organizzarsi, ma che rappresenta anche una sfida per il sindacato. Ne parliamo con un autista neoassunto della GTT di Torino e attivista nell’Unione Sindacale di Base.

Finalmente pare che nelle aziende di trasporto pubblico locale stia arrivando qualche assunzione: 400 all’ATAC a Roma, qualche decina all’ATM di Milano e un centinaio di autisti all’AMT a Genova. A Napoli il sindaco De Magistris ha parlato addirittura di 1.500 assunzioni…

De Magistris ha fatto una gaffe, perché in realtà si tratta di 1.500 assunzioni in tutto il perimetro del Comune di Napoli, parte di un bando a livello regionale che uscirà il 28 giugno, e prevede in totale 10.000 assunzioni.

A Torino invece quando sono state le ultime assunzioni?

Alla GTT sono stati fatti due bandi nel 2015 e nel 2016 e siamo entrati in circa 150. Io sono stato uno dei primi assunti del secondo bando, dove eravamo un’ottantina, di cui la maggior parte  provenienti dal sud: da Napoli, come me, dalla Sicilia e dalla Calabria. La GTT ha approfittato di una legge che permette alle aziende di ricevere dei fondi per incentivare il personale anziano ad andare in pensione, a condizione che effettuino un certo numero di assunzioni.

Una volta si entrava con i CFL, i contratti di formazione lavoro, con uno stipendio più basso e meno riposi, ma dopo un periodo di ‘purgatorio’ di qualche anno si ottenevano le stesse condizioni dei colleghi più anziani. Adesso come funziona?

In GTT vieni assunto col contratto nazionale e quindi i minimi tabellari sono gli stessi, il che significa che guadagni come tutti gli altri. Il problema però, nel nostro settore, è che pesa molto la contrattazione di secondo livello, quella aziendale. Per noi ad esempio questo significa che mentre gli autisti assunti prima del 2015 hanno 84 riposi annuali, noi ne abbiamo solo 71. E’ una prassi ormai abbastanza comune. A Bologna ad esempio i neoassunti per i primi cinque anni hanno 85 riposi invece di 90. Alla Cotral in Lazio si parte maturando un riposo a settimana, quelli previsti dal contratto nazionale, e dopo un anno o un anno e mezzo, non ricordo con precisione, si va a pieno regime. Anche i CFL prevedevano una modulazione delle condizioni di lavoro, ma dopo 39 mesi avevi gli stessi diritti degli altri.

E a Torino?

A Torino con l’accordo integrativo firmato dai sindacati confederali il 10 giugno del 2015 noi avremo 13 riposi in meno praticamente per sempre.

Con quale giustificazione?

CISL e UIL dicono di aver firmato perché era l’unico modo per farci assumere. L’azienda, dicono, non aveva soldi e il rischio diversamente sarebbe stato quello che venissero esternalizzate alcune linee. La CGIL dice di non aver firmato l’accordo del 10 giugno 2015, ma poi GTT le ha fatto firmare un altro accordo sui meccanici che di fatto avallava anche quello. In poche parole ci dicono che siamo stati assunti con 13 riposi in meno perché bisognava evitare di esternalizzare le linee, ma a gennaio del 2018 le linee ai privati sono state cedute.

Come viene vissuta la differenza di trattamento? C’è risentimento nei confronti dei colleghi più anziani?

No, è chiaro a tutti che le responsabilità sono dell’azienda e dei sindacati che hanno avallato quell’accordo. Però è una situazione stressante, anche perché si somma a una costante pressione psicologica sui neoassunti da parte dell’azienda.

In che modo viene esercitata questa pressione psicologica?

Ad esempio attraverso i procedimenti di valutazione a cui siamo sottoposti. Sono previsti tre step: il primo dopo tre mesi, il secondo dopo 6 mesi, quando scade il periodo di prova, e l’ultimo dopo tre anni. Essere sottoposti a valutazione significa che tutto quello che fai sul lavoro viene passato ai raggi X: se fai sciopero o se usi i congedi parentali ti fanno capire che non va bene. Se fai sette giorni di mutua in tre anni è troppo. Se fai una media di 20-30 ore di straordinario e un mese ne fai soltanto 10 ti chiedono come mai. Controllano quanti specchietti hai rotto, ma è chiaro che se fai tanto straordinario la probabilità di fare incidenti sale. E infine insieme al bastone c’è anche la carota: cinque colleghi entrati con me, che in tre anni non hanno fatto neanche un giorno di mutua, sono stati chiamati in direzione e hanno ricevuto una smartbox da 55 euro: una cena per due in ristorante.

Dopo tre anni, finite le valutazioni, si esce da questa condizione?

No, perché in realtà sei sempre sottoposto a valutazione, se vogliono ti possono mandare i controlli e poi sai che col Jobs Act ormai se vogliono ti licenziano. Prendi, ad esempio, lo straordinario. C’è chi lo fa perché ne ha bisogno, ma in molti dicono di sì perché hanno sempre il retropensiero che se non lo fai poi magari l’azienda non è contenta.

Come reagiscono gli altri neoassunti?

Ci sono quelli che si adattano e si avvicinano a quei sindacati che hanno firmato condizioni di lavoro peggiori per tutti noi, magari perché pensano in questo modo di ricavarne piccoli benefici quotidiani. Ma la maggior parte è consapevole che bisogna lottare per ottenere le stesse condizioni di tutti i colleghi e mettere fine a questo rigido regime di controllo su tutto quello che facciamo. Allo stesso tempo però c’è anche timore per le eventuali ritorsioni dell’azienda, per cui ogni volta che decidi di fare sciopero o di esporti in qualche modo ci pensi comunque due volte.

Eppure ormai fare l’autista è diventato quasi un ‘privilegio’. Dicevi che gran parte degli assunti insieme a te venivano dal sud…

Sì e chi può partecipare a un concorso come abbiamo fatto noi può ritenersi già fortunato. Tieni presente che prendere il CQC, la patente necessaria per guidare un autobus, ha un costo esorbitante. Qui al nord siamo tra i 3.700 e i 3.900 euro. Nella mia famiglia abbiamo avuto la fortuna che mio padre ha sempre lavorato, per cui io e mio fratello a 21 anni abbiamo preso il CQC e abbiamo iniziato a fare i concorsi. Mio fratello è entrato prima all’ATAC e dopo sei mesi è riuscito ad andare all’ATM a Milano, mentre io sono entrato qui in GTT.

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