NEWS dalle lotte: da Torino… all’Arizona

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TORINO: riuscito lo sciopero contro i licenziamenti GTT, tra un mese si replica.

Momenti di tensione martedì a Torino tra il gruppo dirigente della GTT di Torino e i lavoratori in sciopero. L’astensione dal lavoro era stata proclamata da USB per protestare contro il piano industriale presentato dall’Azienda e dalla Giunta Appendino, che prevede tra l’altro 750 esuberi, 500 ‘accompagnamenti alla pensione’ e 250 licenziamenti veri e propri. Nel pomeriggio l’Amministratore Delegato Valter Ceresa è uscito dalla sede dell’Azienda, dove si stava svolgendo un presidio di lavoratori, accusandoli di usare toni da stadio contro ‘chi sta salvando l’Azienda’ e di danneggiare la clientela con scioperi continui. Secondo la ricostruzione di Repubblica090518Ci ha detto che siamo un gruppo di ciarlatani – lo accusa Michele Schifone dell’USB trasporti Torino – e invece siamo lavoratori preoccupati per il nostro futuro’. Inoltre ‘Schifone lo accusa di non averli voluti ricevere, o meglio “di aver accettato il diktat della politica che gli ha imposto di non ascoltarci” ‘. Simpatico un altro episodio che ha visto protagonista un altro dirigente della GTT e un gruppo di iscritti alla FAISA Cisal che avevano aderito allo sciopero. Come mostra il sito AlaNews090518, un gruppo di iscritti al sindacato autonomo ha contestato il dirigente, appena uscito dall’ufficio e fermo in auto al semaforo, che per tutta risposta ha deciso di andarsene passando col rosso. ‘Proprio quello che GTT ci dice di non fare, richiamando speso i dipendenti e distribuendo molte sanzioni disciplinari’, ha commentato Luca Tropiano, dirigente della FAISA e dipendente GTT. Per quanto riguarda l’adesione, contrastanti, come sempre, i dati forniti dall’Azienda e quelli del sindacato. Per l’Azienda ha scioperato solo il 17% dei dipendenti. ‘GTT come sempre calcola le percentuali di adesione agli scioperi sul numero totale dei dipendenti, compresi quelli non in turno’, ci spiegano i rappresentanti di USB, che perciò hanno deciso di diffondere un volantino coi dati reali presi deposito per deposito (pubblicati qui sotto). In ogni caso se allo sciopero indetto da un piccolo sindacato con circa 100 iscritti avesse aderito solo il 17%, circa 800 dipendenti, si tratterebbe comunque di un elemento di riflessione per il gruppo dirigente aziendale e anche per l’amministrazione pentastellata.

ILVA: via libera di Bruxelles, sindacati sul piede di guerra, Calenda saluta

E’ arrivato, in anticipo rispetto ai tempi previsti, il via libera (condizionato) dell’antitrust europeo all’acquisizione di ILVA da parte del colosso indiano Arcelor Mittal (HuffPost070518). La Commissione Europea ribadisce che per procedere AM dovrà cedere alcuni impianti in Europa, tra cui gli stabilimenti a Piombino, e far uscire Marcegaglia dalla compagine azionaria di AM Investco, che si era aggiudicata l’ILVA. L’ottimismo del ministro dello Sviluppo Economico Calenda, come spiega l’HuffPost, si scontra con le preoccupazioni dei sindacati sul numero degli esuberi (5500, 4mila subito e il resto entro breve) e sulla questione della continuità del rapporto di lavoro. Gli indiani infatti vorrebbero licenziare i 14mila dipendenti e riassumerne 10mila con un nuovo contratto, cosa che ovviamente preoccupa i diretti interessati. Dopo lo stabilimento di Genova Cornigliano anche i lavoratori di Novi Ligure hanno approvato un documento che chiede al sindacato di non cedere su questo punto. Ma la questione suscita polemiche, anche perché nel frattempo il quotidiano genovese IlSecoloXIX050518  ha rivelato che Arcelor Mittal e il Governo, rappresentato dai commissari nominati proprio dal MISE, avevano già sottoscritto un contratto contenente molte delle questioni diventate poi oggetto di trattativa col sindacato. ‘A conferma che il tavolo di trattativa che va avanti da mesi era finto’, commenta Bruno Manganaro, segretario della FIOM genovese e membro della delegazione trattante. Dopo un’interruzione di 10 giorni la trattativa è ripresa ieri con un incontro tra Governo, aziende e sindacati, che si è concluso con un nulla di fatto. Repubblica100518 ha pubblicato la proposta messa sul tavolo ieri dall’Azienda. Ora Calenda, che dopo aver chiuso l’accordo con gli indiani, anche per l’avvicinarsi delle elezioni, aveva recitato la parte di chi non sapeve cosa c’era scritto, dovrà passare la pratica al prossimo governo. ‘Quando gli abbiamo detto che ormai è scaduto, il Ministro si è offeso, ma le cose stanno proprio così’, spiega Manganaro, ‘ e noi siamo pronti a mobilitarci anche contro il prossimo esecutivo se pensa di mettere in discussione salari e posti di lavoro’. Dunque siamo solo all’intervallo tra il primo e il secondo tempo.

FRANCIA: verso la ‘consultazione dei lavoratori’

L’incontro tra i rappresentanti sindacali degli cheminots e il Primo Ministro Edouard Philippe, come previsto, non ha risolto alcun problema: la posizione del Governo sia rispetto allo Statuto dei Ferrovieri, sia rispetto alla trasformazione della SNCF in società per azioni, non è cambiata. Si conferma invece la difficoltà del sindacato. Mercoledì l’adesione allo sciopero è stata del 14,46%, con percentuali come sempre molto differenziate tra i diversi settori (53% tra i macchinisti, 45,5% tra i controllori). Le contraddizioni tra organizzazioni continuano a emergere. Lo sciopero al momento viene mantenuto ma per metà mese, dal 14 al 21 maggio, è prevista una ‘consultazione’ dei lavoratori, proposta dalla CGT con CFDT e Unsa che hanno preteso di non chiamarla referendum per non richiamare alla mente il voto dei lavoratori Air France, che la settimana scorsa hanno bocciato la proposta del Presidente Jean-Marc Janaillac di un aumento delle retribuzioni del 7% in 4 anni (i lavoratori chiedono il 5,1% subito per tutte le figure professionali), spingendolo a dimettersi. Anche la paventata giornata senza ferrovieri evocata per il 14 maggio è stata sostituita, nelle parole dei sindacalisti, da due giornate di sciopero, il 13 e il 14, ‘più importante del solito’. Quanto alla solidarietà, abbiamo chiesto a Jean-Marc Salmon, sociologo e promotore della sottoscrizione a sostegno degli cheminots, come procede l’iniziativa e ci ha risposto inviandoci un video, in cui gli organizzatori della raccolta consegnano simbolicamente ai ferrovieri in sciopero un assegno di un milione di euro.

USA: gli scioperi della scuola si allargano. Nuove vittorie in Arizona e in California.

L’ondata di scioperi degli insegnanti iniziata il 22 febbraio nel West Virginia, con 34mila lavoratori che hanno scioperato, contro le pressioni del sindacato, fino al 7 marzo, ottenendo consistenti aumenti salariali, è proseguita in Oklahoma, Kentucky e Arizona, non accenna a fermarsi. Da qualche giorno si sciopera in Colorado, per la prima volta dal 1994. E mentre gli insegnanti dell’Arizona una settimana fa decidevano di sospendere lo sciopero dopo aver ottenuto dal Governatore del loro Stato aumenti di stipendio del 20% , i prossimi a mobilitarsi potrebbero essere quelli della Louisiana e del North Carolina. Lunedì sono entrati in sciopero anche i lavoratori della University of California, che dopo tre giorni hanno ottenuto aumenti salariali del 3%. ‘Per quanto riguarda noi l’aumento è del 9% subito e del 5% per ciascuno dei prossimi due anni – ci ha spiegato Rebecca Garelli, portavoce degli insegnanti in Arizona, che avevamo già intervistato  in PuntoCritico270318. ‘Quindi il 20% è ipotetico, ma per noi si tratta comunque di una vittoria, perché è il maggior aumento di stipendio nel settore dell’istruzione dall’inizio della recessione ed è direttamente collegato alla lotta e alla forza che abbiamo messo in campo. L’altro aspetto di cui siamo soddisfatti  – ha aggiunto – è che abbiamo fatto toccare con mano ai lavoratori quali sono le vere priorità del Governo dello Stato, politicizzando migliaia di persone che non si erano mai interessati all’attività legislativa’. ‘Abbiamo imparato a usare la nostra forza e lo faremo ancora per avere la scuola che i nostri studenti si meritano’, ha concluso.

‘Gli insegnanti guidano una rivolta contro l’austerity’ titolava ieri The Nation ricordando come un recente sondaggio NPR/Ipsos riveli che solo un americano su quattro pensa che gli insegnanti siano ben pagati, mentre quasi due terzi approvano gli scioperi e tre quarti pensano che comunque abbiano diritto di scioperare (infatti in molti Stati degli USA in realtà quel diritto non è loro riconosciuto). Un’opinione condivisa in modo abbastanza trasversale tra gli elettori di tutti i partiti. Se nove Democratici su dieci sostengono gli insegnanti, anche due terzi dei Repubblicani e tre quarti degli indipendenti condividono la stessa opinione. Continua anche l’ondata di disinteresse della stampa italiana nei confronti di questa mobilitazione. Dopo un articolo di Rampini qualche settimana fa, in cui l’azzimato corrispondente di Repubblica annunciava all’Italia la notizia degli scioperi a solo un mese e mezzo dal loro inizio, la vicenda è tornata rapidamente nel dimenticatoio. Al momento PuntoCritico è l’unico organo di informazione in Italia che ha dato voce agli organizzatori della protesta.

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